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La confessione di Casey Stoner,
che quando ha provato la Ducati
ha reagito esattamente come Valentino Rossi

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

4 marzo 2023

La confessione di Casey Stoner, che quando ha provato la Ducati ha reagito esattamente come Valentino Rossi
Oggi le difficoltà di Ducati sembrano ormai alle spalle, ma c’è stato un periodo nel quale più di un pilota – anche di livello assoluto – ha faticato a guidare le moto del marchio di Borgo Panigale. Una Desmosedici davvero estrema, come ha confermato Casey Stoner, colui che, nonostante tutto, la fece esprimere ai massimi livelli

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Nel documentario 'La Resurrezione Ducati', Casey Stoner ha ripercorso l’anno d’oro del 2007, ma anche quali difficoltà ha avuto per adattarsi alla Desmosedici GP7 da 800 cc, una moto che soltanto lui sembra essere stato in grado di far esprimere nel pieno del suo potenziale: "Sembrava molto meglio sulla carta e dai risultati rispetto a quello che sentivamo" ha spiegato Casey, che ha poi aggiunto: "Quando ho firmato per la Ducati ero molto emozionato, perché andavo in un team ufficiale. Dopo aver fatto i primi giri in moto, la prima cosa che ho pensato è stata: cosa ho fatto? Un grosso errore". A quanto pare, il team era convinto che con 800cc e minor peso la moto sarebbe stata più agile e più facile da curvare, ma nella realtà è stato tutto molto diverso: "Molte persone dicevano: okay, sono motori da 800 cc, renderemo queste moto molto guidabili. Specialmente i giapponesi sostenevano: vogliamo una moto leggera, una moto che giri davvero bene. Ma la Ducati è andata completamente in una direzione contraria”. E ancora gli ripetevano: “Ora non ci preoccuperemo del telaio, proviamo a essere veloci sui rettilinei. E alla fine abbiamo lottato tutto l'anno per far girare la moto”.

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Casey Stoner

Ma la vera forza di Casey Stoner, come ha dimostrato lungo tutta la carriera, è quella di sapersi adattare sfruttando al massimo le difficoltà. E così, pur sapendo già dall’inizio di quella stagione i limiti della Desmosedici, non si è perso d’animo e ha trovato la soluzione: “Non avevamo budget. La moto con cui avremmo iniziato quell'anno era esattamente la stessa con cui avremmo finito. Molto spesso era l'unica Ducati con qualche possibilità di vincere o di salire sul podio, per cui sentivo tutto il peso del team e delle persone che ci lavoravano sulle pie spalle”. Alla sua versione, si è aggiunta quella di Cristian Gabarrini, allora il suo capo meccanico e oggi responsabile tecnico del box di Pecco Bagnaia: “Quella GP7 era una moto molto difficile da guidare. Molto estrema, soprattutto perché il motore era estremo”. E lo ha confermato anche il responsabile Ducati, Gabriele Conti: “Non ci siamo accorti che questa moto fosse troppo aggressiva, troppo difficile da guidare. E nel 2008 e nel 2009 eravamo ancora al top, ma non per vincere il campionato”. Se ne è accorto in seguito Valentino Rossi, che arrivato in Ducati aveva dichiarato: “Diciamo che con questa moto, per fare una modifica bisogna farne tre. Richiede un approccio differente”.

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