Era evidente la chimica tra Alberto Naska e Luca Salvadori. Era evidente come la loro complicità andasse ben oltre la convenienza professionale a favor di telecamera. Nessun italiano che parlasse di benzina, asfalto e gomme alla frutta ha avuto più seguito di quanto ne hanno avuto loro due sui rispettivi canali YouTube. Eppure, invece di alimentare un'ipotetica rivalità per conquistare spicchi di popolarità in più, Alberto e Luca hanno deciso di aiutarsi a vicenda, di condividere gioie e dolori dello stesso mestiere, che comandavano dalla vetta di una classifica di cui erano gli indiscussi top players. Nella vita, Naska e Salvadori giocavano per la stessa squadra. Un'amicizia che ha frantumato le più rigide dinamiche lavorative, un legame che nemmeno il giorno più brutto potrà spezzare.
È commovente il ricordo che Alberto Naska ha scritto su Instagram per ricordare Luca Salvadori, l'amico scomparso su una strada tedesca in una maledetta domenica di settembre: "Tu non sapevi fare i video. Io non sapevo guidare la moto. Avevamo le stesse passioni. Ed entrambi eravamo due stupidi bambini troppo competitivi. Questa è stata la base della nostra amicizia meravigliosa. L’amicizia più pura che esista. Quella in cui ci si completa l’un l’altro, si impara dall’altro e si cresce insieme. Io ti insegnavo come fare video sempre migliori. Tu mi insegnavi come migliorare la mia guida in pista. Finchè non ci trovavamo a girare insieme. Qualunque cosa guidassimo era una sfida costante. Auto, moto, kart. Non era mai un giretto goliardico. Era sempre dare tutto pur di battere l’altro. Come quella volta con le Predator’s in cui pur di starmi davanti sei finito nel ghiaione, E quando uno perdeva (in pista di solito ero io) aveva giá la lista di scuse pronte. Quando ieri all’una di notte mi han detto cos’era successo non volevo crederci. Sto ancora faticando a metabolizzarlo. Ma questo è il rovescio della medaglia dello sport che abbiamo scelto. E allora, penso che te ne sei andato facendo quello che più amavi. Che eri consapevole dei rischi. E che hai scelto con felicità di continuare a farlo. E questo mi aiuta forse a trovare un po’ di pace. Anche se il dolore rimarrà sempre grande. Ciao amico mio. Se ti va, mi piacerebbe fossi il mio angelo custode le prossime volte che metteró il casco".