Gianluigi Donnarumma, insanguinato a terra, è l’immagine simbolo di Monaco-PSG. Uno scontro durissimo con Wilfried Singo ha lasciato il portiere del Paris Saint-Germain con il volto tumefatto e il pubblico con un tema caldo su cui dibattere e un gran numero di foto da sfogliare. Ma oltre al sangue, alle polemiche e ai “cosa sarebbe successo se…”, questo episodio ci regala uno splendido tema di linguistica su di una una parola che usiamo sempre più a sproposito. Perché qui il calcio è stato letteralmente un calcio.
L’episodio è accaduto nel primo tempo, durante un’azione in area del PSG. Singo, con uno stacco potente, ha colpito Donnarumma al volto con tutta la pianta del piede, i tacchetti a scavare nel volto del numero 1 del club francese. Il risultato? Sangue, minuti interminabili a terra e una sostituzione obbligata. E mentre Donnarumma usciva, scortato dai medici, con il viso gonfio e il PSG sotto shock, i social si riempivano di meme, indignazione e analisi tattiche. “Non è un fallo”, ha detto qualcuno. “Non si può lasciare impunito un intervento così,” ribattevano altri. Donnarumma intanto si è fatto cucire addosso 10 punti di sutura. La verità? Singo ha dato un calcio. E per quanto il calcio sia fisico, quel colpo ha ricordato a tutti che, a volte, la realtà è meno metaforica di quanto crediamo, che lo sport è letteralmente il calcio.
Ora, di grazia: in Italia, “letteralmente” è diventato un intercalare per rafforzare qualsiasi cosa. Anzi, è un rafforzativo che va letteralmente ovunque. Qualche esempio: il tipo era arrabbiatissimo, anzi era “letteralmente esploso”. Il nuovo Codice della Strada ha fatto “letteralmente impazzire la gente”. Invece nessuno è davvero esploso come quel tizio nel film di Batman con una bomba nello stomaco e la gente, per ora, non è ancora impazzita a causa dell’ultima fatica di Matteo Salvini.
Il collega Emanuele Pieroni dice che gli avverbi di modo (“velocemente”, “praticamente”, “semplicemente”…) erano una gran comodità ai tempi della carta, quando “Su una borchia graffiata dovevi dare 4800 battute di apertura come "incidente del giorno" e questo era un modo per mangiare un migliaio di battute”. Altri tempi, altri mestieri. Ma quanto spesso usiamo questa parola per il suo vero significato? Letteralmente mai. Ecco, questa scarpata di Singo è un’occasione d’oro per farlo: il calcio, in questo caso, è letteralmente il gesto violento e impattante che ha colpito Donnarumma, così come lo sport. Un calcio che fa male, nel senso più stretto e in quello metaforico, trasformando un evento sportivo in una narrazione cruda e reale.
Ma torniamo alla parola, che ci interessa più del calcio in ogni sua accezione. “Letteralmente” è nata per dire “alla lettera”, “esattamente”. Eppure, a questo punto, è diventata un rafforzativo senza più identità, utile solo a caricare di pathos una frase che non ne avrebbe bisogno, un altro cliché per riempire di vuoto. Ieri, allo stadio Louis II di Monaco, abbiamo vissuto la parola nella sua forma più pura, l’azione nella sua concretezza più brutale e vera.
E così, mentre Donnarumma si prepara a riprendersi da questo episodio – che segnerà il suo percorso quanto la stagione del PSG – un piccolo regalo ci rimane: quanto siamo distanti dalla realtà delle parole che usiamo? Forse questo calcio di Singo non ci ha solo ricordato che il calcio è uno sport fatto di contatto, ma anche che le parole a volte racchiudono letteralmente il loro significato. O no?