È questione di tempo prima che anche Luca Lucci si penta? Il Toro pare aver cominciato ad ammettere qualcosa, mentre fino a poco tempo fa continuava a non rispondere alle domande degli inquirenti. L’ultima accusa di narcotraffico internazionale, per cui rischia fino a vent’anni, è solo l’ultima di quelle che hanno raggiunto Lucci. “In un mese o due si pente”, ci ha detto Klaus Davi. Forse inizia ad avere timore di tutti quegli anni da passare in carcere? Una situazione che il leader della curva Nord Andrea Beretta ha già dovuto affrontare. E tutti sappiamo qual è stata la sua decisione. Farà lo stesso anche la Belva della curva Sud? La sua storia criminale, in realtà, parte da lontano. Comincia nel 2009, quando venne condannato a 4 anni per l’aggressione al tifoso interista Virgilio Motta (che perse la vista da un occhio, per poi suicidarsi nel 2012) durante il derby a San Siro. La pena, poi, venne ridotta a un anno e mezzo. Nel 2016 invece Lucci è finito al centro di un’inchiesta sul traffico di stupefacenti. La Squadra mobile sequestrò 600 chili di droga tra hashish, marijuana e cocaina. Il Toro fu una delle ventuno persone arrestate in quell’inchiesta. Lucci decise di patteggiare a un anno e mezzo, a cui fece seguito il sequestro di un milione di euro nel 2019. In quel periodo, precisamente il 16 dicembre del 2018, l’ultrà venne fotografato insieme a Matteo Salvini alla festa dei 50 anni della curva milanista. Ed è sempre per spaccio che nel 2022 Lucci venne condannato in primo grado a sette anni. Il capo della Sud era “al vertice di un’organizzazione” che poteva contare sul supporto di trafficanti residenti in Marocco e Brasile. Pur non partecipando mai attivamente alle attività il Toro si rivelò essere la mente del progetto, colui che “impartendo direttive attraverso il software Encrochat, installato su un telefono cellulare” garantiva il funzionamento del giro. Ed era ancora lui a gestire i rapporti con i narcotrafficanti all’estero.
Arriviamo a oggi e ai procedimenti in corso. Su tutti c’è l’inchiesta Doppia Curva che ha demolito le due tifoserie di Milano. Lucci appare come il capo indiscusso della Sud, un uomo capace di fare pressioni anche sul gruppo ultrà rivale. Ci sono intercettazioni in cui Beretta afferma come persino Antonio Bellocco volesse mantenere buoni rapporti con l’ultrà milanista. C’è poi il tentativo di controllare i bar dentro San Siro, la “biglietteria”, i rapporti con la Milano che conta, quella dei rapper Fedez, Emis Killa e Lazza. Dalle conversazioni con l’ex marito di Chiara Ferragni emerge chiaramente la volontà di penetrare il capoluogo meneghino attraverso la “partnership” (ricordiamo che Fedez non è in alcun modo indagato) per la bibita Boem e l’acquisto mai concretizzato dell’Old Fashion. Dall’organizzazione di eventi tramite la Why Event, ai locali, passando per l’Italian Ink, il franchise di tatuaggi da lui fondato. Tra i proprietari della sede di Monza figura anche Emis Killa. Le misure che hanno raggiunto Lucci per l’indagine “Doppia Curva” non sono però le uniche. Mentre si trovava già in carcere, infatti, il tribunale ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, ex membro del gruppo ultrà dei Black devil, la frangia della Sud guidata da Domenico “Mimmo” Vottari, il rivale di Lucci per il dominio della curva. Era il 12 aprile 2019 quando Anghinelli fu colpito da alcuni colpi di pistola esplosi presumibilmente da Daniele Cataldo, il braccio destro del Toro. Il mandante sarebbe proprio quest’ultimo. Di questa vicenda ne abbiamo parlato qui. Infine, la questione del narcotraffico internazionale. È di questi giorni la notizia della nuova accusa che potrebbe costare a Lucci vent’anni di reclusione. L’ultrà sarebbe tra i principali promotori di un’associazione criminale finalizzata all’importazione di droga da Marocco e Spagna. Si parla anche in questo caso di centinaia di chili portati in Italia su tir ed elicotteri. Un giro che sarebbe in piedi da anni, almeno dal 2020. I suoi compagni di curva, Antonio Rosario Trimboli e Rosario Calabria, entrambi legati alla ‘ndrangheta di Platì, nelle conversazioni intercettazioni garantivano per la qualità del “servizio” offerto da Lucci. Costantino Grifa ne parla addirittura come il “numero uno in Italia” per quanto riguarda l’hashish. Un curriculum criminale notevole: traffico internazionale, leadership nella curva, dove il Toro trovava braccia da lavoro, la stima e il rispetto di figure vicine alla mafia calabrese. E gli anni di carcere potrebbero essere tanti. Forse troppi. “Faccio questa previsione: entro un mese o due si pente. È troppo giovane, non ce lo vedo a farsi tutti quegli anni di carcere”, ha detto ancora Klaus Davi. Un destino simile a quello di Andrea Beretta attende il capo ultrà della curva Sud? Per evitare una pena così lunga, il pentimento potrebbe essere l’unica soluzione.