Ci sono nuove ombre intorno alla figura di Luca Lucci. Oltre all’indagine Doppia Curva, che ha colpito entrambe le tifoserie di San Siro, c’è quella sul narcotraffico. Il Toro emerge come uno dei personaggi più potenti del mondo dello spaccio di droga a Milano, in Lombardia e non solo. Sono i suoi partner criminali a parlare di lui come il “numero uno in Italia” quando si parla di hashish. Lucci, infatti, era capace di importare centinaia di chili di droga provenienti da Spagna e Marocco. Un giro che si attestava intorno agli 11 milioni di euro. Ma il leader della curva Sud del Milan è indagato anche per il tentato omicidio di Enzo Anghinelli avvenuto il 12 aprile 2019. Se Lucci era il mandante, l’esecutore materiale è stato Daniele Cataldo, anche lui in carcere. Ma quali sono le ragioni dell’assalto? Anghinelli era un membro dei Black devil, gruppo ultrà guidato da Domenico “Mimmo” Vottari, a sua volta candidato leader della curva. A supportarlo, infatti, c’era Giuseppe Calabrò, detto “U Dutturicchio”, tra i più potenti leader ‘ndranghetisti in Lombardia. Fu proprio quest’ultimo, però, a fermare Vottari: Lucci e il suo mentore Giancarlo “Sandokan” Lombardi sono infatti coperti da Antonio Rosario Trimboli, amico di Domenico Papalia, anche lui ‘ndranghetista di prima fascia ed esponente di una famiglia a cui il clan di Calabrò è vicino. Vottari e Calabrò quindi si parlano: “Non è che vi potete prendere tutto lo stadio”, dice il secondo, “Se non era intervenuto Peppe, se non c’era Sarino gli saltavo in testa (a Lucci, ndr). Stavo andando con la prepotenza proprio a fargli male” attacca invece il primo.
Pino Caminiti, il re dei parcheggi di San Siro e consigliere dell’imprenditore Gherardo Zaccagni, è stato intercettato mentre diceva queste parole: “Quando c’era qualcuno che voleva fare un attimo lo scemo nella curva del Milan l’han seccato. L’han sparato, è vivo ma come un vegetale”. Uno scenario di “guerra”, come dicono i pm Domenico Storari e Sara Ombra, fatta di tentate prese di potere, coperture mafiose e omicidi. Un conflitto per la gestione dei guadagni dell’economia di curva, simile a quello che si è consumato nella Nord, con l’uccisione di Antonio Bellocco per mano di Andrea Beretta. Solo che, a differenza di ciò che stava succedendo in ambiente interista, tutte le parti in causa avevano qualcuno a cui fare affidamento. La fusione tra ‘ndrangheta e gli ultrà del Milan probabilmente era in uno stato ancora più avanzato. E ciononostante i leader riuscivano comunque a mantenere buoni rapporti con la Milano bene, quella dei rapper Emis Killa e Fedez. Quest’ultimo ha detto di non rinnegare l’amicizia con Luca Lucci (“Non esiste il reato di cattiva frequentazione”), e ora andrà persino al Festival di Sanremo (e ci sarà anche Emis Killa). A Real Talk oggi ha rappato facendo riferimento ancora a questa storia: “Meglio pregiudicati ma almeno sai chi hai davanti”. L’ex marito di Chiara Ferragni, lo ripetiamo ancora una volta, non è indagato. Ma davvero c’è bisogno di una sentenza per capire che, forse, il suo personaggio non era adatto alla manifestazione musicale italiana più importante? Per altre questioni non si aspetta la fine del processo, e l’allontanamento è preventivo. Si vuole mandare un messaggio forte, radicale, privo di compromessi. Ma con tutto quello che sta emergendo intorno a San Siro, forse anche in questo caso si potevano fare scelte diverse. Ma sempre da Bosca e Kuma il rapper si è rivolto a molti dei suoi nemici.
Prima di tutto ha messo le mani avanti su possibili querele: “Questa sono almeno tre letterine verdi, sapete cosa sono?”. Ma, sempre rivolgendosi ai giornalisti ha aggiunto: “Ogni cazzo della mia vita diventa un caso di stato/e non mi stupirebbe se un giorno vedessi Myrta Merlino fare un servizio sul mio cazzo depilato”. C’è poi il dissing a Antonio Dikele Distefano, mai perdonato per l’intervista a Esse Magazine: “Fai cagare a rappare/compra una bella recensione/hanno messo a libro paga un magazine di settore/ho ascoltato una canzone scritta dal suo fondatore/fa cagare come rapper e come intervistatore” e ancora “Dikele/va bene/mi vorresti boicottare/ti rubo le ginocchiere/tu smetti di lavorare/intendevo che fai i bocchini e non critica musicale”. Non viene risparmiata nemmeno la politica, in particolare Beppe Sala: “Milano brucia/uno stupro ogni venti ore/Beppe Sala un influencer con la fascia tricolore”. Si è poi definito il Kanye West italiano e ha nominato pure Sean Diddy Combs. Immancabile il riferimento all’ex moglie Chiara Ferragni e al suo nuovo compagno Giovanni Tronchetti Provera: “Chi perde un marito poi trova un tesoro/amore fa rima con patrimonio”. La vita dell’ultimo periodo di Fedez è ricca di soprese. E di frequentazioni: “Ieri sera se non mi ricordo con chi ho scopato/chiamo Fabrizio Corona per farmelo dire”. Se la prende anche con chi si dà le arie come “Flavio Briatore che scoreggia nelle storie” e attacca il suo ex amico Luis Sal: “Lo so che ho un caratteraccio/ultimamente faccio schifo/ come Muschio Selvaggio”. Insomma, Fedez è tornato senza filtri. Del resto, uno col suo conto in banca può dire quello che vuole. Giusto?