Luca Lucci, il “Toro” capo ultrà del Milan, voleva diventare un riferimento per l’organizzazione di eventi di alcuni cantanti: questa è la prima cosa che Massimo Giletti a Lo Stato delle cose su Rai Tre ha detto sull’inchiesta “Doppia curva” (qui il link alla puntata). Viene mostrata una foto scattata il 26 dicembre 2022 a casa di Lucci. A fianco del leader della Sud c’è Emis Killa, a cui è stata perquisita la casa: la polizia ha trovato un tirapugni, sette coltelli, alcuni manganelli e 40mila euro in contanti. Il rapper, va detto chiaramente, non è indagato. Il “Toro” aveva deciso di creare una società ad hoc, la Why Event, attraverso cui organizzare serate in diversi locali della Calabria, sfruttando le relazioni del compagno ultrà Islam Hagag. Tra i rapper citati, però, ci sono anche Lazza e Fedez. Quest’ultimo, dice Giletti, per ora non parla. Per analizzare questo tema, il legame tra tifo organizzato e rap, il conduttore lancia un servizio di Enrico Lupino, in cui l’inviato intervista il direttore di MOW, Moreno Pisto: “Rap e mondo ultrà sono apparentemente simili: i rapper giocano un po’ a fare i gangster. Gli altri, però, sono criminali veri. Gli artisti hanno bisogno di protezione, ma i capi ultrà hanno bisogno di loro per aumentare gli affari e controllare la città”. Infatti, i rapper a Milano “hanno tutte le porte aperte”, conoscerli significa avere accesso a tutti i luoghi più esclusivi della città. E lì, chiaramente, girano ancora più soldi. Entrare in quei contesti permette agli ultrà di costruire relazioni che poi saranno la base di altri business. “Le mogli di Luca Lucci e Matteo Norrito, entrambi in carcere, fondano questa società, la Why Event, che ha qualcosa di strano”. Com’è possibile, infatti, che una società che organizza eventi in Calabria con artisti del livello di Lazza, Emis Killa e Fedez abbia solo 246 follower su Instagram? Il direttore e Lupino vanno in quella che è indicata come la sede della Why Event, ma nessuno sa niente: “Non ci sono mai stati fisicamente qua, non li abbiamo mai visti”, dice una donna che lavora nello stesso edificio. “Qui il rap è un ascensore sociale”, dice il direttore. Grazie al rap la “Milano bene e la Milano male si mischiano”.
Luca Lucci è anche un imprenditore e insieme a Emis Killa ha aperto una catena di negozi di tatuaggi: la Italian Ink. Il 21 settembre 2023 il rapper e Fabiano Capuzzo inaugurano un negozio anche a Monza. Capuzzo è un ex ultrà rossonero, un uomo del Toro, anche lui finito in carcere. “Ho fatto Italian Ink a nome mio, l’ho registrato, e adesso ho aperto il franchising: gli altri per aprire un negozio mi pagano un fisso mensile”, dice Lucci in un’intercettazione. E l’idea era di fare aprire una sede in centro a Milano da Fedez: “Se vuole glielo faccio aprire in Duomo, con lui e la Ferragni… Vengono gli stranieri, faccio pagare mille euro un tatuaggio di una scritta”. Ma le intercettazioni mandate in onda raccontano anche della volontà di prendersi l’Old Fashion e della possibilità di introdurre a San Siro la bevanda Boem. Ci sono poi i servizi di sicurezza forniti dagli ultrà a Fedez, in particolare quello garantito da Christian Rosiello, suo bodyguard: lui, insieme ad altri, è stato l’autore del pestaggio di Cristiano Iovino dopo la rissa al The Club. Tra coloro a cui l’ex marito di Chiara Ferragni è più vicino c’è Islam Hagag, noto come “Alex Cologno”, legato alla famiglia Barbaro di Platì e principale mediatore per le serate e gli eventi organizzati in Calabria. Un imprenditore ha raccontato a Enrico Lupino di aver subito pressioni da Cologno per far esibire i “suoi” artisti. Quelle venute da Milano “sono persone pericolose”, dice l’imprenditore nella ricostruzione, che “volevano rubare il mercato” a quelli come lui. Giletti poi parla di una data che Fedez avrebbe dovuto fare a San Giovanni di Cerace, comune calabrese di 410 abitanti. Solo che l’anfiteatro comunale non è adeguato ad accogliere tutte le persone che sarebbero venute. L’altra opzione è Roccella Jonica. Hagag grazie alle sue conoscenze sembrava in grado di organizzare la serata senza problemi, ottenendo il lasciapassare del comune: “Per sicurezza Ciccio (Francesco Barbaro, “U Sparitu, uno dei più importanti elementi della ‘ndrangheta del mandamento jonico, ndr) gli ha detto: ‘Mi raccomando di non mettere i bastoni tra le ruote, l’accordo con Roccella è chiuso’”. Il sindaco del comune, però, ha detto di non aver mai visto gli organizzatori e di non aver preso nessun accordo. Insomma, dove sta la verità? Com’è possibile che Cologno abbia parlato di autorizzazioni per un evento privato? E cosa c’entra il comune con la programmazione di una discoteca? Partiti dalle curve San Siro, dall’Old Fashion, dal centro di Milano si arriva fino in Calabria, in un paese abitato da poche centinaia di persone. I nomi sono importanti, i soldi molti. E questi sono forse ciò che tiene davvero insieme il tutto.