Quando la MotoGP arriva a Phillip Island hai due certezze: ti dovrai svegliare presto e ne varrà la pena. Il circuito australiano regala alcune tra le gare più belle della stagione, merito di un tracciato in cui la manetta e il coraggio dei piloti vengono prima di tutto il resto. Quest’anno, per la verità, prima di tutto il resto sono venute le gomme, almeno a giudicare dal risultato. Chi aveva una morbida al posteriore, ovvero Jorge Martín e Marc Marquez (oltre a un Pol Espargarò 18° al traguardo) ha sofferto. Anzi, Jorge Martín ci ha proprio perso la gara dopo averla condotta dal primo giro fino all’ultimo giro, quando sono venuti a prenderlo in quattro. Lui lo aveva capito cinque o sei passaggi prima, uno straordinario Johann Zarco che vince per la prima volta in MotoGP anche: la morbida non tiene.
Come succede in questi casi, il confine tra l’idea del genio e quella dello stupido è sottilissimo. Jorge con la soft va forte dal venerdì, ci mette sopra tanti giri e decide di provarci nonostante lo scetticismo dei suoi uomini. A cinque minuti dalla partenza Michelin manda un avviso: Martín ha scelto di correre con la morbida e, di conseguenza, proverà a scappare nei primi giri per poi controllare il vantaggio e l’usura dello pneumatico.
A vederla dal divano, probabilmente lo spagnolo ha pagato un po’ di pressione psicologica nei confronti del campione del mondo o, più precisamente, la sua voglia di dimostrarsi nettamente superiore a tutti gli altri: eccesso di sicurezza, di velocità. Difficile a dirsi, fatto sta che Jorge una settimana fa guidava il mondiale con 7 punti di vantaggio e oggi si trova ad averne 27 da recuperare. Se non altro, per la sprint di domani (anticipata alle 4:00 italiane) parte di nuovo da favorito.
Eppure per qualcuno, come Marco Melandri, le cose sono andate in tutt’altro modo: “Martín va il doppio di tutti, come per magia monta solo lui una soft al posteriore che a Phillip Island lo sanno anche i bambini che non finisce la gara…”, ha scritto lui sui social. “Sarà così poco intelligente o lo avranno “spinto” a farlo…?”.
Tradotto, secondo il ravennate ‘qualcuno’ (presumibilmente Ducati) ha obbligato Jorge a correre con la soft al posteriore. Ma è stato lo stesso Gigi Dall’Igna, a fine gara, a dire l’esatto contrario: “Sicuramente è stata una gara strana, gestita e decisa dalle gomme”, il suo commento al microfono di Sandro Donato Grosso per Sky. “Onestamente la scelta della soft era assolutamente rischiosa, però lui si sentiva di usare quella gomma e ha deciso di andare con quella. Però i numeri hanno un senso, era - tra virgolette - prevedibile. Il problema è che le gomme arrivavano proprio alla fine, quindi il tracollo era veramente importante. I numeri ci dicevano quello e abbiamo cercato di dirlo a Martín di non usare quella gomma. La scelta poi è sempre del pilota”.
Questo, tra l’altro, l’ha confermato più tardi anche Jorge Martin al media scrum con i giornalisti presenti in circuito. La verità è che lo spagnolo è velocissimo, esplosivo ed estremamente concreto, eppure per vincere un mondiale serve anche un po’ di magia. La stessa che Francesco Bagnaia ha mostrato in Indonesia, arrivando al successo dopo essere partito 13°, o in Australia, dove è rimasto calmo fino all’ultimo momento per poi affondare il colpo al momento giusto. E questa è classe, niente di meno. A Jorge questa confidenza manca ancora un po’, ma restano quattro GP (e mezzo) e con tutte le probabilità un vincitore lo vedremo solo a Valencia. Di ordini e complotti però non se ne sono ancora visti.