L’annuncio di Marc Marquez nel giovedì di Mandalika avrebbe dovuto togliergli un peso e forse di fatto è così, eppure in pista le cose stanno andando solo male: in Indonesia cade sia nella sprint del sabato che nella gara della domenica, mentre in Australia le cose non migliorano. Marc Marquez cade in entrambi i turni del venerdì, chiudendo in 16° piazza a otto decimi da Brad Binder e a quattro posizioni da Alex Rins (12°) che fresco di rientro si impone come prima Honda in classifica. A colpire, più che altro, è il modo in cui è caduto il fuoriclasse: Marc perde l’anteriore della sua Honda alla curva 10, un tornantino a destra da prima marcia che si affronta a circa 70 Km/h. Trovarsi per terra in quel punto è abbastanza normale, tra la frenata impegnativa per arrivarci e le basse velocità di percorrenza si può guadagnare tanto nell'economia di un giro rischiando relativamente poco. Nel caso di Marc Marquez poi, rischiando pochissimo. Di scivolate come questa infatti ne ha fatte di simili sia nel 2019 che nel 2022, quando però era riuscito (in entrambi i casi) a rialzare la moto con la sua proverbiale destrezza.
Oggi Marc ci ha provato ancora, spingendo con gomito e ginocchio, eppure la magia non ha funzionato. L’istinto c’è e la lucidità anche, basti pensare alla velocità con cui va a prendere in mano la leva della frizione per non far spegnere la moto. Allo stesso modo, il fisico non dovrebbe essere un problema: nel 2022, l'ultima volta in cui gli era riuscito di raddrizzarla, il braccio era già stato operato per la quarta volta e Marc non aveva ancora intrapreso il lungo lavoro di preparazione atletica che lo ha accompagnato da fine stagione in poi. È vero che nonostante tutto due cadute non sono mai uguali tra loro, eppure questo sembra l'ennesima riprova di un peggioramento costante della Honda, anche rispetto al 2022. Magari Marc Marquez avrà perso un po' del suo tocco magico, prima che ne resti senza però dovranno passare degli anni.