“Belìn, se mi scavano nei polmoni trovano il petrolio”, è una delle frasi che puoi sentire da Carlo Pernat nel paddock della MotoGP, la sigaretta in bocca e un paio di Ray-Ban Wayfarer a coprirgli gli occhi. Carlo Pernat ha sempre una camicia, può essere a quadretti o a tinta unita, probabilmente Ralph Lauren. Tra colleghi si cerca di capire, da sempre, se le cambia meno spesso di quanto dovrebbe o se ne compra a pacchi di quattro tutte uguali. Più di qualcuno per la verità giura di averlo accompagnato a comprarle in serie: quattro rosse, quattro rosa, quattro azzurre.
Carlo Pernat ti può indicare i locali migliori attorno al circuito, anche se vuoi solo andare a cena: è un viveur, niente di meno. E quando vuole dirti davvero qualcosa abbassa un po’ gli occhiali per guardarti dritto negli occhi: “Parliamoci chiaro”, gli esce a mo’ di rafforzativo con quell’accento genovese che fa strisciare le esse. Con i signori di Sky, da un’idea di Davide Camicioli che la cosa l’ha pensata su TV8, Pernat racconta in diretta un proverbio in genovese, collegandolo a una qualche situazione interessante nel paddock.
Carlo Pernat è il Keith Richards della MotoGP e il Maradona dei manager. Unico nella storia ad aver gestito sia gli interessi di Valentino Rossi che quelli di Max Biaggi, che sarebbe un po’ come riuscire ad abbronzarsi di notte. Non solo, con il manager genovese hanno lavorato, tra gli altri, Marco Simoncelli, Loris Capirossi e Andrea Iannone, mentre oggi Pernat cura gli interessi di Enea Bastianini e Tony Arborino, rispettivamente in MotoGP e Moto2. Quando il sindaco Marco Bucci lo ha nominato “Ambasciatore di Genova nel mondo” assieme ad altre 16 persone nessuno se n’è meravigliato troppo, anzi. Pernat nel motomondiale è un’istituzione e ci sono buone possibilità che nella vita abbia viaggiato più lui di quanto lo abbia fatto un pilota d’aereo.
L’idea di nominarlo “Ambasciatore di Genova nel mondo” tuttavia non è piaciuta granché a Liguria Pride, comitato che si è rivolto direttamente al primo cittadino chiedendo che a Pernat venisse revocato il titolo: “Quale genovese rappresenta questo tipo di ambasciatore? Che la giunta genovese fosse sessista e omofoba si sa da tempo, ora con questo biglietto da visita lo ammette apertamente”, si legge in una nota diramata dall’associazione, che arriva a chiedere anche le dimissioni dello stesso sindaco: “Non basta che a Pernat venga tolto il titolo, chiediamo che il sindaco Bucci ammetta di distribuire titoli, incarichi e patrocini secondo criteri di vicinanza ideologica e convenienza, e si dimetta per aver mostrato di incarnare valori etici al di sotto della soglia della decenza umana”.
Punto primo: Pernat del “titolo” se ne fa poco, anzi niente. Ci sono buone probabilità che gli abbia dedicato un paio di bicchieri di Prosecco celebrarlo e che questo attacco gli abbia regalato qualche storia in più da raccontare la sera. Punto secondo: davvero il primo cittadino genovese dovrebbe dimettersi per questo? Sembra quantomeno pretestuoso. Ma se un movimento che si definisce progressista sceglie di lavorare a questa linea politica, tentando di mettere in piedi un processo nei confronti di un signore di 75 anni che parla alla radio - perché Pernat le sue frasi sessiste le ha dette a ‘La Zanzara’ di Giuseppe Cruciani cinque anni fa - le battaglie su parità e diritti rischiano di passare in secondo piano. Anzi, perdono completamente di credibilità. Pernat ha detto che di piloti gay in MotoGP non ce ne sono “Perché al massimo guiderebbero il triciclo”, oppure che le donne “Sono come i cani, quando gli parli sembri che ti capiscano”. Nel frattempo racconta barzellette, parla delle corse, dei soldi che ha speso per andare a donne. È Carlo Pernat: conoscerlo è un privilegio per chiunque, ma per capire il personaggio non è indispensabile averci passato qualche serata, basta sentirlo per radio.
Chissà cosa penserebbero di questa indignazione Fabrizio De André e Paolo Villaggio, che per il mondo LGBTQ+ sono icone o quantomeno personaggi degni d'essere ricordati. Loro, con Carlo Pernat, hanno bevuto diverse bottiglie di barbera.