Quella del venerdì mattina messicano, soprattutto se si guarda la classifica finale, è stata una prima prova libera atipica, dal momento che ben cinque dei venti piloti in griglia erano rookies, ai quali è stata concessa la possibilità di macinare kilometri a bordo delle vetture, chi in vista di un 2025 da titolare e chi nelle vesti di terzo pilota. Rispettivamente, i giovani che sono scesi in pista sono stati: Andrea Kimi Antonelli per Mercedes, Patricio O'Ward per Mclaren, Felipe Drugovich per Aston Martin, Robert Shwartzman per Sauber e infine Oliver Bearman per Ferrari. Peraltro, tutti nomi abbastanza conosciuti al grande pubblico, forse fatta eccezione per il padrone di casa O’Ward il quale, oltre a ricoprire il ruolo di development driver per la scuderia di Woking, è impegnato in Indycar, dove negli anni si è affermato come uno dei piloti più competitivi della serie, oltre che beniamino del pubblico messicano. Una prova libera che, tra attese e colpi di scena, ha fornito spunti molto interessanti.
Grande fermento c’era intorno a Kimi Antonelli, soprattutto dopo l’inizio stellare nelle Fp1 di Monza, in cui sebbene i pochi giri completati e l’errore in parabolica, aveva dato prova del proprio talento: nonostante il dodicesimo posto in classifica, Kimi ha completato questa volta un buon programma di lavoro, incentrato soprattutto sui long run e peraltro con una vettura aerodinamicamente evoluta rispetto a quella del compagno George Russell, primo sotto la bandiera a scacchi. Subito a ridosso dell’italiano ha chiuso O’Ward, completando una prova libera in cui ha dovuto fare tante prove di “compare” al fine di aiutare la propria squadra, apparsa in affanno nel corso della mattinata messicana. Pato non ha commesso errori, ripagando così la fiducia riposta in lui da Mclaren con un lavoro importante e che sicuramente sarà fondamentale per il prosieguo del weekend.
Più sottotono invece la prestazione di Drugovich, chiamato a sostituire Fernando Alonso, su cui però pesano e non poco le prestazioni opache della vettura, confermate anche dal sedicesimo posto finale del compagno di box Lance Stroll, con un tempo di poco più di due decimi migliore rispetto a quello messo a segno dal brasiliano. Chi invece non può certamente sorridere è Oliver Bearman, uscito di scena a metà turno per via di un contatto con Alexander Albon: paradossalmente, tra tutti Oliver era il rookie meno sotto la lente di ingrandimento degli addetti ai lavori, avendo già un contratto per la prossima stagione e dopo le brillanti prestazioni nelle gare di Jeddah e Baku, prima al volante di Ferrari in sostituzione di Carlos Sainz e poi di Haas al posto di Kevin Magnussen.
Un contatto nato in una situazione sfortunata, in quanto Albon, sorpreso dal vedere all'esterno della traiettoria dello snake la Ferrari di Bearman, ha bruscamente rallentato, di fatto perdendo il posteriore della propria Williams e colpendo l'anteriore della rossa prima di finire in testacoda e schiantarsi contro le barriere, causando non pochi danni alla propria vettura. Un impatto pesante, ma per fortuna entrambi i piloti sono scesi incolumi dalle rispettive vetture. Infine, un sorriso amaro anche Robert Shwartzman: al volante della Sauber, attualmente la vettura meno competitiva del lotto, la sessione del pilota russo, che corre con licenza israeliana, non è stata semplicissima, peraltro caratterizzata anche da una vera e propria beffa, in quanto, a causa di un sorpasso in regime di doppia bandiera gialla, ha rimediato cinque posizioni di penalità che, qualora dovesse disputare un gran premio, verranno scontate in griglia di partenza. Insomma, non il migliore degli inizi per Robert, le cui chance di essere in griglia il prossimo anno, nonostante le due sessioni di libere disputate per la squadra nel corso di questa stagione, sembrano essere molto basse, soprattutto se paragonate a quelle di Gabriel Bortoleto, forse il vero favorito a disputare il 2025 insieme alla squadra svizzera.