Danilo Petrucci è un gigante. Nel mondo delle corse in moto si dice da un po’, solo che il riferimento è quasi sempre stato alla sua stazza: è uno con un fisico che c’entra ben poco con lo stereotipo del motociclista piccoletto e tutto nervi. Però che Danilo Petrucci è un gigante lo diciamo ancora di più, e in tutt’altra accezione, adesso che non ha fatto niente. Sì, proprio adesso che non ha fatto niente.
Il pilota di Terni non ha partecipato, quest’anno, alla Dakar e la misura dell’impresa che ha compiuto nel 2022, portando fino alla fine il rally più pazzesco del mondo e vincendo anche una tappa, riusciamo a averla realmente solo in questo 2023. Perché a scorrere l’elenco dei risultati dei piloti italiani alla Dakar scopriamo che “esimo” è il pezzo di parola che ricorre. Sia inteso, un Alex Salvini che, come miglior risultato, ottiene un trentasettesimo posto, è pur sempre qualcosa di straordinario e che riuscirebbe a ben pochi e non a caso stiamo parlando di uno che è stato campione del mondo di enduro e che in questa Dakar con Fantic ha saputo dire la sua più che egregiamente. Però rende anche la misura dell’impresa pazzesca compiuta da Danilo Petrucci lo scorso anno, con una moto che non era la prima della classe, alla prima partecipazione a un rally vero e senza alcuna esperienza concreta di sabbia e di deserto. A quella competizione, se non dovesse essere chiaro, riesce a dire la sua solo chi ha un fisico bestiale, un manico disumano e pure esperienza da vendere in fatto di gas e manetta. E a volte neanche basta, perché il deserto ci mette sempre un po’ del suo nel fare selezione e pure la fortuna conta e non poco.
E’, quindi, come se il tempo avesse reso la misura di quello che è stato davvero, di ciò che a Danilo Petrucci è riuscito. E quel risultato non è stato l’unica magia del pilota di Terni. Perché ce ne è un altro che probabilmente è un po’ passato in secondo piano: la visibilità che Petrucci ha dato alla Dakar. Chi scrive non fa fatica ad ammettere che lo scorso anno si svegliava di notte per seguire le tappe, mentre quest’anno ha sfogliato internet mentre beveva, con calma, il primo caffè del mattino. La prova, che si tratti di deserto o di velocità, che le corse e il motorsport in genere hanno bisogno di personaggi. Danilo Petrucci ha saputo esserlo, come un gigante ma con grazia e quasi timidezza, tra le dune molto più che tra i cordoli, dove pure gli era riuscito di vincere ben due gran premi in una categoria, la MotoGP, in cui quelli che vincono si contano sulle dita delle mani. Poi è arrivata anche l’AMA Superbike, con Ducati, e un secondo posto in classifica generale. Fino all’occasione di provarci anche nel World Superbike, sempre con Ducati e insieme al Team Barni. “Adesso – ha detto il pilota di Terni – è su questo che voglio concentrarmi, sento che non sarà facile, ma sento pure di volerci provare. C’è una grande moto, c’è una grande squadra e io ho voglia di rimettere il ginocchio a terra su asfalti ben diversi da quelli dell’AMA. La Dakar? Resta una esperienza pazzesca e indimenticabile e non è detto che non ci proverò ancora”.