Ducati non aveva mai dominato i primi cinque posti della classifica in MotoGP, come invece è successo ad Austin. Si potrebbe dire che si, avere otto moto in pista aiuta, ma a ben vedere è il contrario: se devi gestire così tanto materiale rischi un compromesso in termini di qualità. A Borgo Panigale evidentemente sono stati bravi, perché la Q2 del Texas ha parlato chiaro: Jorge Martin, esplosivo come nessun altro nel giro secco, ha abbattuto il record di Marc Marquez (di quasi un decimo) che resisteva dal 2015, Jack Miller ha fiondato la sua Desmosedici al secondo posto. Veloce, cattivo, contento. Poi Pecco Bagnaia, alla sua prima fila dell’anno dopo un turno in cui finalmente le cose sono andate come voleva lui: non parte dalla pole, ma il passo di Pecco è quello dei migliori. A questo si aggiungono Johann Zarco - in aria di rinnovo con Pramac - ed Enea Bastianini, anche lui sempre veloce per tutto il weekend. Cinque Ducati, tre squadre. Al COTA la VR46 manca all’appello, ma va detto che Luca Marini, in Argentina, era riuscito a portare la moto alla terza casella.
Il che, al netto di come andrà la gara di domani, ci racconta di una Ducati che ha superato le incertezze di inizio stagione - con una moto 2022 forse un po’ acerba nella gestione elettronica - mettendo insieme un pacchetto difficile da digerire per tutti gli altri. Non è più la Ducati che fatica nelle curve lente da prima marcia e nel guidato, situazioni che al COTA non mancano. Ha un motore che spaventa e un telaio che funziona, tutto infiocchettato con tecnologia e idee (come l’abbassatore anteriore) che restituiscono ai piloti una moto semplicemente velocissima. Il che mette addosso un certo nervosismo agli avversari: se le Ducati vanno così forte, partire con l’idea di arrivare davanti è dura anche se sei un fuoriclasse. Lo sa bene Fabio Quartararo, sesto in griglia dopo una qualifica da applausi. Il francese scivola nel primo tentativo, torna ai box, prende la seconda moto ed esce a dare tutto. Non è bastato però, e la sensazione è che per Fabio sarà l’ennesimo passo verso una Honda di cui - insieme al manager Eric Mahé - parla sempre più apertamente. Le Suzuki di Alex Rins e Joan Mir partono rispettivamente dalla 7° e 8° casella, con Rins che forse avrebbe potuto dare qualcosa in più ma che, complice la gestione sportiva di Livio Suppo, si è imposto di portare la moto al box di persona (e non con il carroattrezzi) ad ogni occasione. Solo al 9° posto, poi, c’è Marc Marquez: nelle FP4 è andato forte, ha il ritmo, ma non è più esplosivo in qualifica. E probabilmente anche lui si è dato la priorità di portare a casa la moto. Il COTA di Austin, quindi, lo vediamo in 5D, cinque Ducati. E la possibilità di vedere una tripletta rossa sul podio com’era successo a Valencia 2021 non sono così lontane. Se ci aggiungiamo l’altra Ducati, la Panigale di Danilo Petrucci nel MotoAmerica che parte dalla terza piazza, è un rosso e diabolico sei.