Franco Uncini si è detto “scioccato e perplesso” all’idea di lasciare il paddock del motomondiale dopo 30 anni passati tra i cordoli di mezzo mondo. Eppure la scelta, ha spiegato a Sky, è partita da lui, 67 anni lo scorso marzo, che tra verifiche tecniche ai circuiti e weekend di gara sentiva di aver passato fin troppo tempo tra aerei, paddock e decisioni impopolari. Dopo la carriera da pilota che ha regalato all’Italia (e alla Suzuki) un campionato del mondo nel 1982, Uncini ha lavorato prima per IRTA (l’associazione dei team in MotoGP) e poi per la FIM, ricoprendo il ruolo di responsabile della sicurezza. Tecnicamente Uncini ricopriva il ruolo di Safety Officer, ruolo che adesso è passato a Tomé Alfonso Ezpeleta il quale - probabilmente non a caso - ha già ricoperto l’incarico in Qatar e ad Aragon. Se per qualcuno Ezpeleta è una piccola città argentina a sud di Buenos Aires, per tutti gli altri è il cognome più importante della MotoGP: Io zio di Tomé Alfonso è Carmelo Ezpeleta, amministratore delegato di Dorna Sports, la società che gestisce il motomondiale. Suo figlio Carlos (Ezpeleta) lavora ai piani alti della Race Direction mentre la figlia Ana organizza i campionati propedeutici alla MotoGP. Non solo, anche Tamara Matko, compagna di Alfonso Ezpeleta, entrerà a breve nel MotoGP Steward Panel.
Se parlare di nepotismo è più facile che vedere Dorna Sports come un’azienda a conduzione familiare (nel 2019 ha fatturato quasi 400 milioni di euro), il sistema scelto da Carmelo Ezpeleta è questo e fino a prova contraria è del tutto lecito. Don Carmelo ha risposto alle critiche della stampa con un laconico: “Se conoscete qualcuno di più adatto presentatemelo”. Tuttavia, rispetto al ruolo di Ana Ezpeleta, che è puramente commerciale, l’incarico del nipote Tomé Alfonso rischia di generare un delicato conflitto d’interessi. Dorna vuole mettere in piedi uno spettacolo appetibile per televisioni, promoter e circuiti, mentre il ruolo degli addetti alla sicurezza è quello di ridurre al minimo il rischio di incidenti per i piloti. Ora che la MotoGP viaggia spedita verso le 42 gare all’anno, che il più delle volte vedono una ventina di piloti racchiusi in un secondo, lavorare sulla sicurezza è più che mai fondamentale, anche perché i sorpassi sono diventati difficili per via di abbassatori e aerodinamica, le velocità sono sempre più alte e le moto pesanti. Tutte queste variabili aumentano il rischio di cadute e incidenti. Che a curare gli interessi dei piloti sia il nipote dell’organizzatore (da cui probabilmente prenderà lo stipendio) è quindi rischiosissimo. I diretti interessati hanno parlato poco, dicendo per lo più che è presto per giudicare. È senz’altro vero però che più passano gli anni più Dorna sta assumendo il controllo sportivo e non soltanto organizzativo ed economico del campionato.