Dopo trentadue stagioni sul ponte di comando, Dorna e Carmelo Ezpeleta potrebbero lasciare la MotoGP. Le voci si rincorrono da qualche settimana, parlano della società di marketing spagnola che sarebbe pronta a vendere il prodotto Motomondiale a seguito dei ricavi dell'ultima stagione (+ 33% di fatturato nel 2023, una netta inversione di tendenza rispetto al 2022, quando l'assenza di Valentino Rossi si era fatta pesantemente sentire), con il massimo campionato delle due ruote che si è rilanciato, grazie alla lotta tra Bagnaia e Martín, all'equilibrio agonistico che regna sovrano e rende gli esiti delle gare mai scontati, ad una precisa strategia di comunicazione in parte orientata verso il modello Formula 1. Dalle labbra dell'Amministratore Delegato di Dorna Sports, Carmelo Ezpeleta - nel paddock soprannominato "Don Carmelo" - pendono tutti i cambiamenti e le decisioni a cui il Motomondiale è andato incontro nelle ultime tre decadi: "Il regolamento si può cambiare o meno, sempre però con l’accordo almeno della maggioranza. E dunque, bisogna convincere le parti. La Msma, l’associazione dei costruttori, non può impormi nulla, può andare contro una mia proposta. Se io domani dico che le gare si correranno su 50 giri e tutti sono contrari, allora non si fa. Ma se un solo costruttore è d’accordo, allora facciamo come ho detto. Il punto è che io cerco sempre un equilibrio, guai alla guerra” - ha raccontato in un'intervista realizzata da Massimo Calandri sulle pagine di Repubblica.
Ezpeleta, imbeccato poi sul nocciolo della questione - ovvero se sia intenzionato o meno a vendere la MotoGP - ha spiegato: "Confermo le voci, ma vorrei sapere chi le mette in giro. Anche perché tutti i giorni ricevo due-tre telefonate di istituti di credito; mi chiedono se è vero che siamo in vendita. Ma le banche non vogliono mica comprare, no: si propongono come soggetti intermediari dell’operazione (ride). Posso dire solo una cosa, siamo pronti. Pronti a continuare con gli stessi azionisti. O a mollare, se vorranno. Di solito, le società proprietarie con capitale a rischio – è il nostro caso – restano non più di 4-5 anni. Ma ogni regola ha le sue eccezioni. Coi nostri primi investitori, siamo rimasti dal 1998 al 2006: 8 anni. Poi è arrivato Bridgepoint, che ha fatto dei cambiamenti al suo interno e di anni ne sono passati altri 17. Attualmente circa il 20% di Dorna è proprietà dei suoi lavoratori, e io ne ho la maggioranza. Ma il 39% è di Bridgepoint, e il 38% di un fondo pubblico canadese. Voglio dire, tutto può accadere, in qualsiasi momento. Però non è ancora successo. Di sicuro, il prodotto piace”.
La domanda sorge spontanea: "In che modo il prodotto MotoGP ha riacquistato appeal dopo un 2022 deludente in termini di ascolti e spettatori in pista?". Ezpeleta ha offerto il suo interessante, oltre che altamente indicativo, punto di vista: "Abbiamo cambiato la formula, funziona. Lo sport resta al centro dello show. Ascoltiamo i suggerimenti di tutti; siamo disponibili ad adattarci, a patto di migliorare. Dopo la pandemia abbiamo studiato cosa si poteva fare per alzare il livello. Dal punto di vista sportivo siamo sulla strada giusta, da quello commerciale e di promozione ci saranno ancora molti cambiamenti, nelle prossime stagioni. Questo è uno sport magnifico, può essere presentato meglio. La sprint race, la riders parade e l’hero walk sono un lavoro in più per tutti, ma alla fine questo spettacolo fa bene al sistema e ai suoi attori. Dobbiamo occuparci anche delle reti sociali. Ma facendo attenzione che, dal nulla, non diventino il tutto. Il mio obiettivo è che questo sport approfitti di ogni canale di diffusione a disposizione, senza dimenticare chi ci ha fatto diventare grandi. Se però restiamo fermi, saremo spazzati via. A marzo ripartiamo dal Qatar, andremo in Kazakistan e torneremo in Aragona, l’India è stata una scommessa che abbiamo vinto. E con Marquez in Ducati, tutto sarà amplificato”.