“Non so dirti se mi piace tutta questa commistione tra MotoGP e Superbike. Da una parte è interessante, ma dall’altra si mescolano mondi tanto diversi creando aspettative che non sempre sono rispettate”. Alberto Vergani è nel motorsport da talmente tanto tempo da saper guardare sempre un pochino più in là del clamore e dei facili entusiasmi. A Misano, in occasione del round della Superbike, l’abbiamo intervistato proprio appena messa in archivio la domenica di gare e l’argomento, con uno che fa il manager dei piloti, poteva essere uno solo per cominciare: il mercato.

L’annuncio di Toprak in MotoGP con Yamaha dal prossimo anno, insieme a quello della separazione tra Bautista e Ducati hanno, di fatto, aperto il mercato. Quanto tempo pensi ci vorrà prima che tutte le caselle risultino occupate?
La verità del mercato è che non si ferma mai, al di là dei tempi degli annunci o della formalizzazioni. Qualche trattativa in piedi c’è sempre, magari in segreto o dietro le quinte. Questa volta è semplicemente diventato tutto un po’ più alla luce del sole in anticipo rispetto a altre stagioni. Comunque sì, è il periodo in cui i telefoni prendono letteralmente fuoco.
Però facciamo un passo indietro: conosci benissimo sia la MotoGP e il Motomondiale in genere che la Superbike, Razgatlioglu e Bulega potranno davvero fare bene con i prototipi?
“Non so dirti se mi piace tutta questa commistione tra MotoGP e Superbike. Da una parte è interessante, ma dall’altra si mescolano mondi tanto diversi creando aspettative che non sempre sono rispettate”. Però una cosa è certa: se non si troveranno bene Toprak e Nicolò, allora nessun altro potrebbe trovarsi bene, perché è oggettivo che quei due adesso riescono a tirare fuori qualcosa in più rispetto agli altri. Quindi sì, ammesso che dovremmo accordarci su cosa significa “fare bene”, penso che Razgatlioglu e Bulega sapranno difendersi anche in MotoGP. Per chiunque altro, stando ai valori attuali, la vedrei decisamente più complicata.
Perché, allora, dici che la commistione non ti convince?
Perché da un lato è sicuramente positivo che questi due mondi, che stanno crescendo entrambi dopo un periodo di lieve flessione, vadano avanti fianco a fianco, ma dall’altra non è detto che un pilota che va forte in Superbike ci vada anche in MotoGP. Prendiamo Huertas, ad esempio, è il campione del mondo Supersort, ma non è che ora che è in Moto2 bastona tutti ogni domenica, anzi. E il discorso al contrario vale alla stessa maniera se non di più: non tutti i piloti del Motomondiale vincerebbero a mani basse tra le derivate di serie.
Si dice che BMW, Honda e probabilmente anche Ducati, però, andranno a pescare proprio nel Motomondiale per il prossimo futuro dei rispettivi marchi in Superbike…
Sono scelte, ma è comunque un rischio. Poi, per carità, tutto è un rischio. Ho sentito anche io le voci su Jack Miller, su Miguel Oliveira, Luca Marini o anche su Fabio Di Giannantonio, ma penso che al momento sia ancora tutto archiviabile alla voce “chiacchiere” o “timidi ammiccamenti”. Mi viene da dire che un pilota della MotoGP, se può, tende a restare in MotoGP, anche se possiamo discutere sull’opportunità di avere una moto che non vince in MotoGP rispetto a una moto super competitiva in Superbike. Ci vorrà un po’ di tempo. Ma oggi il livello della Superbike è altissimo: qualche anno fa c’erano tre o quattro piloti davanti e poi ce ne era un nutrito gruppo che prendeva distacchi siderali. Oggi i distacchi sono super tirati, nonostante ci siano due piloti che fanno la differenza e vanno più forte di chiunque altro. Quando il livello è così alto, la vittoria in tasca non ce l’ha nessuno, neanche se arriva dal Motomondiale.
Il “tuo” Danilo Petrucci, nel Media Scrum di Misano, ha lasciato intendere che in una Ducati ufficiale ci spera, ma non ci crede neanche un po’. Tu sei il suo manager, come stanno davvero le cose?
Non so di preciso cosa abbia detto Danilo, ma ci sta che Ducati, visto che Bulega dovrebbe fare il grande salto nel 2027, abbia messo in cima alla lista qualche giovane. Danilo è fortissimo e, come dite voi giornalisti, è il primo degli umani in questa Superbike, ma ha 35 anni e magari a Borgo Panigale potrebbero volere qualcuno con una carta d’identità diversa. Però in questi giorni a Misano mi sono definitivamente reso conto di una cosa: Danilo non sarà il più giovane dei piloti, ma di sicuro è il più ben voluto. Per lui sempre e solo applausi e bei gesti, è un piacere anche per me vedere quanto gli vuole bene la gente. Se lo merita.
E Ducati dovrebbe volergliene di più ?
Io non ho detto questo e non lo direi mai. In Barni sta più che bene, quella squadra è una famiglia e la moto che guida è quanto di più simile possa esistere alla Panigale ufficiale del Team Aruba.
Lui, nel Media Scrum, ha detto anche che di deciso per il futuro, però, non c’è niente…
Sì, è vero. Ma ha detto pure che sta benissimo dove sta. Poi, anche se il telefono non ha ancora squillato, è chiaro che l’interesse su un pilota che ha vinto in MotoGP, che ha vinto in Superbike e che adesso è terzo nel mondiale , può esserci da parte di qualcuno. Di sicuro di Danilo si parla nei camion/ufficio di qualche factory, anche perché se guardiamo la classifica generale, lui è il primo di quelli che resteranno. Ma, lo ripeto, non è detto che non ne stiano discutendo anche per la Ducati ufficiale. Anche se non penso!

Si parla molto di Jaume Masia…
Credo ce ne siano tanti al vaglio. Credo più, tuttavia, che valuteranno un progetto a lungo termine, ma non posso sapere se sarà Masia o chi per lui, sicuramente guarderanno con grande attenzione anche alla MotoGP. E quando dico MotoGP intendo anche la Moto2, insomma dai: il Motomondiale in generale.
Jonathan Rea e Alvaro Bautista troveranno ancora una sella?
Lor due hanno vinto, insieme, quasi tutti i titoli mondiali degli ultimi dieci anni della Superbike,: è ovvio che c’è chi starà sicuramente pensando a loro. Di selle libere ce ne sono parecchie e altre si libereranno nel breve termine, quindi è chiaro che due riflessioni su chi è pluricampione del mondo le fa chiunque.
L’altro tuo pilota, Axel Bassani, ha rinnovato ormai da tempo con Bimota. Col senno di poi, sarebbe stato meglio aspettare?
No, siamo contentissimi così. Bimota è una gran squadra e una bellissima realtà che sta crescendo e anche Axel deve farsi le ossa in una ufficiale. Dopo la Superpole Race qui a Misano era mortificatissimo per l’incidente con Bulega, più dispiaciuto dello zero che ha provocato che di quello che è toccato a lui. E’ stato un week end così, ma se guardiamo come sta andando Axel al primo anno con questa moto direi che possiamo solo essere contenti. E non è ancora finita: volgerà ulteriormente al meglio, ne sono sicuro.
Saltando dalla Superbike alla MotoGP, invece, un altro “tuo” pilota è Lorenzo Savadori. Come giudichi quello che sta facendo?
Giudicare, pensando solo alle performance in gara, un pilota che è prima di tutto un collaudatore non è mai facile, ma direi che sta facendo un bel lavoro e, soprattutto, sta aiutando tantissimo Aprilia. A Le Mans, con la pioggia che ha un po’ fatto da “via libera alla fantasia”, ha messo nel sacco un nono posto. Bravissimo, direi, non appena ha potuto essere più pilota e un po’ meno collaudatore.
A proposito di Aprilia, da manager esperto quale sei, che ne pensi del “caso Martin”?
Proprio perché sono un manager non mi permetterei mai di parlare di vicende che non conosco o di dare giudizi su decisioni o scelte. Meno che mai darei consigli. Quello che io so è quello che sanno tutti perché lo leggo in giro e non so di qualcosa di non detto, non emerso e non raccontato. Quindi staremo a vedere come andrà a finire: di sicuro auguro il meglio ad Aprilia, che è un ambiente meraviglioso fatto da persone speciali, e auguro il meglio anche a Martìn, perché è un campione del Mondo e i campioni stanno bene in pista, non certo a casa per colpa di un qualche maledetto e sfortunatissimo incidente. Secondo me nel giro di non molto ne sapremo di più e, intanto, forza Lorenzo! Ora c’è il Mugello e poi forse anche Assen.
Però se dici “forse Assen” è perché sai che Jorge Martìn potrebbe anticipare il rientro?
No, ho detto “forse Assen” perché ad un collaudatore che sostituisce un pilota titolare non si dice mai “correrai un tot numero di gare”, ma “correrai anche la prossima”. Quindi, per ora, di sicuro c’è solo il Mugello. E, ma questa è una impressione mia, credo ci sarà anche Assen per Lorenzo.
Guardando fuori dai tuoi piloti, come vedi la stagione 2025 della MotoGP?
Vedo un Marc Marquez stratosferico che si trascina dietro un fratellino sorprendente su livelli altissimi e sui quali fino a ora non s’era mai espresso. Vedo la solita Ducati ancora una spanna superiore a tutte, ma vedo pure che gli altri marchi stanno colmando il gap e quindi prevedo che per la fine della stagione si arriverà a vedere ancora più equilibrio.
E Pecco Bagnaia?
Il campione non si discute, ma lo vedo un pochino sui pensieri rispetto al passato. Di sicuro non è un momento facile per lui. Avere Marc Marquez vicino non è facile per nessuno, avere questo Marc Marquez – che secondo me è il più forte di sempre perché più sereno e meno feroce – è sicuramente ancora più impattante. Ma non in senso negativo, quando dico che “Pecco è sui pensieri” non intendo che il pensiero è Marc Marquez, ma come poter crescere ancora e migliorarsi per riuscire a batterlo. Il mondiale è ancora lungo, anche se la classifica di adesso racconta uno scenario abbastanza chiaro.
L’ultima: a Misano per la Superbike si è parlato di oltre 70000 presenze, cosa ti aspetti dalla MotoGP al Mugello?
Il Mugello è sempre speciale e ho dei gran ricordi lì: la vittoria di Danilo Petrucci nel 2019, ad esempio. Sicuramente rispetto al passato c’è stata un po’ di flessione, ma ho l’impressione che il pubblico sia in continua crescita un po’ ovunque: a Le Mans le tribune strabordavano di persona e idem anche a Jerez. Forse il momento di stasi è superato e questo mi rende felice in via generale. Non so bene come stanno andando le vendite per il Mugello, ma mi aspetto un bello spettacolo e mi piacerebbe davvero tanto tornare a vedere intere famiglie a godersi lo spettacolo delle corse su quello che quasi tutti i piloti definiscono il circuito per eccellenza.
