Ci si immagina che il ritmo delle Sprint Race del sabato - con i piloti della MotoGP che scendono in pista per dieci o dodici giri a fuoco, che indossano gomme morbide, che non hanno preoccupazioni di gestione, che sono alleggeriti da un serbatoio mezzo vuoto - sia nettamente più veloce rispetto all'andatura della Gara. Quella tradizionale. Quella che, da cerimonia, scatta alle 14 di domenica. Invece così non è, e il motivo va ricercato nello stesso, nuovo, format della MotoGP 2023. Una nuova organizzazione del weekend di gara della top class che, oltre ad introdurre la Sprint Race, ha accorciato e compresso le tempistiche delle prove libere.
I dati, dopo le prime cinque gare stagionali della MotoGP, sono significativi. Si tratta di numeri raccolti da Dimitri Stathopoulos, che lavora a Woking e - come suggerisce la parte iniziale del suo cognome - si occupa di statistiche. Stathopoulos fornisce percentuali e indagini quantitative sulla MotoGP alle emittenti televisive britanniche (BT Sport), austriache (Servus TV) e greche (Cosmote TV). A riportare l'ultima analisi di Dimitri è stato il giornalista britannico Mat Oxley, che sul sito MotorSport ha consolidato la disamina statistica con una serie di considerazioni più o meno tecniche. I numeri di Stathopoulos, che si è basato sui risultati di Gran Premi del Portogallo, delle Americhe, di Spagna e di Francia (Termas de Rio Hondo non è stata presa in considerazione per via della Sprint Race bagnata), dicono che su 47 piloti arrivati al traguardo sia al sabato che alla domenica, 42 di questi hanno registrato una velocità media più bassa nella Sprint Race rispetto alla Gara tradizionale. Ad Jerez, per esempio, solo quattordici piloti hanno completato entrambe le gare e solo uno di loro è stato più veloce al sabato, senza che ci fossero differenze di temperatura consistenti tra una giornata e l'altra.
Il tutto è principalmente dovuto alla preparazione con cui i piloti della MotoGP affrontano l'infuocata Sprint Race. I team della top class, infatti, arrivano al sabato pomeriggio con tre sessioni di prove alle spalle. Le prime due, quelle del venerdì, sono di fatto qualifiche anticipate, in cui l'intero schieramento della MotoGP si riserva, in media, tre time attack con gomme fresche soffici per tentare di accedere direttamente al Q2 (passare per il Q1, come risaputo, rischia di compromettere l'intero weekend). Al venerdì, quindi, generalmente manca il tempo per simulare il passo gara, ma - qualora avanzasse - i piloti sarebbero comunque costretti a scendere in pista risparmiando le gomme preferite per i giorni seguenti (a Le Mans funzionavano solamente la morbida e la dura all'avantreno, ma molti piloti al venerdì hanno girato con la media anteriore pur di tenersi le altre due specifiche per i momenti più importanti). La mezz'ora di FP3 del sabato mattina, dopotutto, presenta spesso temperature più basse rispetto a quelle che si riscontrano in Sprint Race o in Gara. Condizioni in generale poco indicative, anche perché i piloti durante le FP3 cercano di conservare un margine di sicurezza per non danneggiare la "prima" moto in vista delle successive qualifiche. La Sprint Race, alla fine dei conti, funge come una vecchia FP4, ma più competitiva. Durante la gara dimezzata del sabato, piloti e squadre raccolgono informazioni fondamentali per apportare le ultime migliorie al set up e approcciare al meglio la Gara vera e propria. Ecco che domenica, alle 14, con pista generalmente più gommata, tutti sono maggiormente strutturati per scendere al di sotto dei tempi, dei ritmi, fatti registrare ventiquattr'ore prima. Una prospettiva ribadita dal capotecnico di Pol Espargaró - Team KTM GasGas Tech 3 - Paul Trevathan: "Tutti sono nervosi nella gara sprint, perché è la prima gara del weekend, quindi commettono errori, bloccano, attaccano e fanno cose stupide. Nella gara lunga i piloti dicono più 'Okay, superiamo le prime due curve e il primo giro e vediamo dove siamo'. Quando corrono la domenica hanno capito le cose: conoscono meglio la pista, conoscono le traiettorie, sanno cosa vogliono fare e sanno dove gli altri ragazzi sono più forti, quindi migliorano. In un certo senso, anche i motociclisti sono macchine; raccolgono informazioni, ricalcolano e fanno le cose meglio”.