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La MotoGP torna al Mugello, la gente torna al Mugello: la storia del circuito più bello del mondo curva per curva

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

24 maggio 2022

La MotoGP torna al Mugello, la gente torna al Mugello: la storia del circuito più bello del mondo curva per curva
Dopo tre anni il pubblico tornerà a riempire le colline del Mugello. Tra le curve della pista toscana restano sopiti profumi, sapori, ricordi. È il momento di risvegliarli

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Il Mugello profuma di estate. Si ripresenta, ogni anno, a cavallo tra maggio e giugno. L’anno scolastico è agli sgoccioli: quel che è fatto è fatto. Rimpianti, gioie o delusioni si fondono indistintamente grazie all’effetto Mugello, una terapia che sgombra la mente e spalanca i polmoni. Sui prati delle colline toscane, infuocate dal sole e dal tuono dei motori, è Ferragosto anticipato. Liberi di respirare, di prendere le distanze dalla quotidianità e di scrutare un orizzonte diverso. Liberi di assaporare le vacanze, liberi e basta. 

Al Mugello tutti chiamano le curve con il loro nome, nelle altre piste si preferiscono i numeri. Il 2 e il 3 diventano Materassi e Borgo San Lorenzo. Il 12, tradotto, significa Correntaio. Sono destinazioni turistiche confezionate per chi è in cerca di divertimento e passione. Non a caso Valentino Rossi, che ci ha vinto nove volte in carriera, ha raccontato che non sembra di essere in pista, ma di navigare in mezzo al mare. Tradizione vuole che gli esploratori di questo luogo mitico abbiano ritmi sonno-veglia particolari, estranei a qualsiasi fisiologia delle abitudini. Si accampano attorno ad un nastro d’asfalto che, sinuoso, segue il profilo delle colline: per 3 giorni all’anno vivono con ritmi da raver.

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San Donato è il santo protettore di tutti gli staccatori, anche di coloro che non ti aspetti. È l’immagine di Marco Melandri che, in un colpo solo, si lancia all’interno di Rossi e Biaggi come un funambolo. Da quella manovra, datata 2005, ha preso spunto Danilo Petrucci, che ha lasciato appesi Dovizioso e Marquez prima di conquistare la sua prima vittoria nel Motomondiale. 

La Casanova-Savelli è una cascata di asfalto e di coraggio. Nel 2009 ci si mise anche l’acqua a complicare le cose, ma quel giorno Pasini e Simoncelli giocavano con la 250cc in una realtà parallela e, per loro, splendeva il sole. I due amici diedero vita ad un ultimo giro epico, costellato di sorpassi ad ogni curva. Mattia accarezzò l’acceleratore qualche attimo prima di Marco in uscita dalla Casanova, riuscendo ad anticipare il Sic nell’impostazione della Savelli. Si affiancarono come ai tempi delle minimoto, con gli occhi iniettati di adrenalina e un sorriso di goduria dentro il casco. Pasini ebbe la meglio e, al parco chiuso, Marco lo abbracciò come se avessero vinto entrambi. Mattia dovette aspettare 8 anni prima di festeggiare nuovamente un successo: il digiuno si interruppe proprio lì in Toscana, grazie ad un sorpasso in pieno stile Pasini sempre alla Casanova-Savelli: per passare lì, dicono tutti, ci vuole il pelo.

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Il tratto delle Arrabbiate, insieme alla Scarperia-Palagio, appartiene a Valentino Rossi. La sagoma inconfondibile sbuca in cima alla salita con l’anteriore che galleggia e, mentre solleva dolcemente il busto dal serbatoio, protende la lunga gamba destra verso l’asfalto, pronto per la staccata della Scarperia. È un’azione iconica, che il ragazzo di Tavullia ha ripetuto per anni, sempre all’attacco. Un settore che gli è valso dozzine di sorpassi. Gli appassionati lo hanno visto comparire dall’Arrabbiata 2 con in testa un cuore, Gianni Morandi, un faccione spiritato, delle ragazze in topless, una mucca, Francesco Totti, un pacco di pasta, una tartaruga e tanto altro.

Le tribune Ducati alle Biondetti sospingono i motori desmodromici in direzione Bucine e rettilineo finale. Le moto di Borgo Panigale, in realtà, non hanno mai avuto bisogno di aiuti esterni quando si tratta di inserire marce a gas spalancato. Il tifo rosso ha sempre funzionato come carburante extra per i piloti italiani in sella alla moto color passione. Loris Capirossi e Andrea Dovizioso, pensiamo a loro, hanno portato a casa diversi podi davanti a quel pubblico, che ricorda bene la gara di Andrea nel 2017. In quell’occasione rosso e giallo si mescolarono sotto al podio: la corazza di razionalità di Dovi crollò sulle note di Mameli, quando la commozione prevalse. 

Il giro di pista si conclude, ma il giro di giostra è appena cominciato. Perché questa è la settimana del Mugello, dove non si dorme. Dove le colline si animano come travolgenti onde di libertà, senza più restrizioni. Lasciamoci coinvolgere, lo meritiamo.

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