Marc Marquez, almeno pubblicamente, giura fedeltà alla Honda. Mentre Honda, attraverso il suo manager Alberto Puig, sembra voler smentire il suo stesso pilota. Il corto circuito in seno al marchio più titolato della MotoGP sembra arrivato al paradosso assoluto dopo l’ultima uscita di Alberto Puig. Il manager spagnolo, infatti, ha letteralmente fissato un ultimatum: “o gli diamo una moto competitiva o lo perdiamo”
Parole che sarebbero state bene in bocca al manager di Marc Marquez o a qualche suo tifoso e che, invece, non ci si sarebbe mai aspettati da chi è al timone del reparto racing del marchio giapponese. Perché da un lato suona un po’ di resa, come un’ammissione che la bussola è smarrita e che bisognerà ritrovarla in fretta. E’ vero anche, però, che Alberto Puig non è mai stato uno da dichiarazioni in politichese e che non s’è mai fatto problemi a dire esplicitamente quello che gli passa per la testa. Evidentemente la situazione è critica davvero e lui, dalla posizione di osservatore privilegiato di cui inevitabilmente gode, è al corrente di qualcosa che invece fuori non è trapelato.
“Sappiamo perfettamente –ha detto Puig nell’intervista concessa a ElPeriodico -che se non gli diamo una moto vincente, potremmo perderlo. I risultati di questa stagione potrebbero condizionare le decisioni di Marc nell'immediato futuro". Chiaro e netto, con l’affermazione del manager di Honda che sembra fare il paio con quella di qualche giorno fa di Takaaki Nakagami, che ha rivelato che tra lo spagnolo e HRC i rapporti non sembrano più quelli di una volta. Puig, però sembra voler far leva anche sul senso di appartenenza e aggiunge: “Marc è stato sempre un pilota Honda, non credo alle voci che lo vorrebbero altrove. Almeno non adesso. Lui si sente un pilota Honda. Marc è caduto anche quando aveva la moto migliore, perché sa correre ed essere il migliore solo cercando il limite. È ovvio che il corpo ha memoria e quando subisci quello che ha sofferto Marc, lo porti sempre con te. Non significa che gli impedisce di essere veloce come prima, non significa che sarà più lento, più cauto, meno aggressivo, significa semplicemente, e lo ha spiegato mille volte lui stesso in questi mesi, che sarà un Marc diverso rispetto a prima dell'infortunio". Un Marc, appunto, che potrebbe anche voler cambiare aria adesso che il corpo potrebbe non permettergli più di essere superiore anche ai problemi della moto.
“Penso che Marc conosca molto bene la Honda e sappia che non ci fermeremo finché non gli daremo la moto che vuole e che merita – ha poi concluso Alberto Puig - Non so quando accadrà e se, quando accadrà, saremo in tempo o meno per trattenere Marc. Di sicuro il sogno della Honda è che non se ne vada mai e per realizzarlo dobbiamo lavorare con il doppio dell’impegno ogni giorno. Perché ad oggi Ducati e le altre due case europee, Aprilia e KTM, hanno fatto un lavoro migliore del nostro, hanno saputo trovare i trucchi, i segreti, le scorciatoie per sfruttare i regolamenti tecnici e ottenere una moto più competitiva della nostra. I produttori europei sono stati molto più reattivi, più creativi e più aggressivi quando si trattava di progettare le loro moto. Quando i tuoi rivali hanno successo, devi toglierti il cappello, congratularti con loro e poi metterti giù a lavorare per fare meglio di loro”