“Eh già, io sono ancora qua…” L’ha cantato Vasco Rossi, ma starebbe bene un bel po’ anche sulla bocca di Andrea Iannone, come sintesi di una giornata che probabilmente solo lui stesso – fino a qualche tempo fa – era convinto che avrebbe vissuto davvero. Quella giornata, invece, l’ha vissuta e è stata quella in cui ha annunciato ufficialmente (anche se era tutto già noto) che sarebbe tornato a correre in un mondiale e con un team che non è ufficiale, ma che ha il pieno supporto della casa madre. Non una casa madre qualsiasi, ma quella dei sogni: Ducati. Tra l’altro con una moto che, lasciatecelo dire, è già la più bella di tutte. Ok, la bellezza è questione soggettiva e ci siamo, ma quel giallo sulla Panigale con il 29 del Team GoEleven è anche un segno di “cazzutaggine potente”. Perché? Perché le Ducati gialle sono un simbolo, tanto che anche in MotoGP e in Superbike la livrea tutta gialla è stata usata in occasioni particolari e per celebrare grandi traguardi, mentre Iannone e GoEleven hanno deciso di correrci una stagione intera.
Quasi a celebrare una storia. Quasi a ricordare al mondo di “sentirsi Ducati” fin dove neanche Ducati, per ovvie ragioni commerciali, potrebbe spingersi. Sono i colori della storia di un marchio, ma sono anche i colori della storia di un ragazzo che sarà pure fatto modo suo, avrà pure i suoi picchi di scarsa simpatia, ma ha avuto la forza e il coraggio di crederci anche quando tutto sembrava dire che era finita. Ha sbagliato davvero o no, ormai, non è più il dubbio. E non è nemmeno la domanda. La domanda, semmai, è dove potrà arrivare adesso un pilota che a 34 anni ha deciso, di fatto, di ricominciare. Di scommettere ancora sul proprio talento e sulla propria forza. Con una squadra, GoEleven, che praticamente gli ha dato carta bianca quasi su tutto. Rispondendo anche a tutti quei soliti gossippari che invece hanno visto nella “scommessa Iannone” solo la volontà di giocare con il marketing e con l’immagine di uno che negli ultimi anni, purtroppo, è stato costretto a essere associato più allo star system che alla benzina che brucia. Ok, sì, nel suo box c’è passata anche la bellissima, ma bellissima davvero, fidanzata Elodie. Ma, semmai, è un valore aggiunto e che potrà solo far bene a un mondiale, quello della SBK, che comunque merita occasioni di visibilità ulteriore.
Andrea Iannone, che ne dicano i detrattori, è rimasto pilota anche quando il pilota non ha potuto più farlo e tutto il resto, come lui stesso ha sempre ribadito, è stato solo contorno – sicuramente significativo e importante – per normalizzare un’attesa che avrebbe anche potuto logorare. Ecco perché, oggi, è di moto e corse di motociclette che vuole parlare. Al di là di tutte quelle domande che inevitabilmente gli vengono poste e alle quali risponde quasi con fastidio. L’ambiente naturale di Andrea Iannone è ancora quello delle corse. E lo ha ribadito anche ieri. Quando finalmente ha potuto togliere il velo alla Ducati Panigale V4S di GoEleven con cui correrà il prossimo mondiale Superbike. Livrea definitiva. E bellissima. “Ho perso l’equilibrio e sono caduto – ha detto con la solita aria spavalda, ma con lo sguardo che sembrava quello di un ragazzino che trattiene il pianto – Quella caduta mi ha fatto male. Ma mi sono rialzato e adesso sono qua”.
Questione di traguardi. “Il primo – ha spiegato ancora Iannone nella presentazione di ieri sera a Guarene – è quello di esserci. Ora mi metterò a inseguirne altri e lo farò con questa squadra, che già ha dimostrato di essere meravigliosa”. E con una moto che, come il 29 ha sempre ribadito, “è quella che sento mia più di tutte”. Il legame con Ducati è forte e Iannone l’ha detto ancora anche ieri sera: “E’ la moto con cui ho vinto in MotoGP. A Phillip Island, dove comincerà il mondiale Superbike, sono salito sul podio con Ducati. Ora vedremo cosa riuscirò a fare: ci vorrà tempo e il lavoro è tanto, ma è tanta anche la voglia di portarlo avanti”.