“In quest’ultimo anno sono stato un po’ assente! Ho dedicato gran parte del mio tempo al conseguimento di un traguardo, che da tempo desideravo raggiungere” – comincia così un post che Max Biaggi ha affidato in queste ore ai suoi profili social, quasi per scusarsi con tutti i suoi followers di essersi fatto vivo meno del solito. Invece era più vivo di sempre, perché stava semplicemente nel bel mezzo di una nuova sfida, difficile e impegnativa, anche se magari meno adrenalinica di quelle a cui ci aveva abituati: diventare maestro di sci. O, per essere più precisi, assistente maestro di sci. Una passione, quella per la neve e lo sport invernale per eccellenza, che Biaggi coltiva da sempre e che per tutti gli anni vissuti da campione di motociclette era stata inevitabilmente relegata al poco tempo libero nei mesi invernali. Con dentro, però, la voglia di lasciare un segno in qualche modo anche lì. Senza gareggiare, senza competere, ma sfidando se stesso in qualcosa che – chiunque conosce un po’ l’ambiente lo sa benissimo – è difficile un bel po’.
“Con l’esame didattico in aula – scrive ancora Biaggi – il sei dicembre ho concluso con successo il mio percorso per diventare Assistente Maestro di Sci. Ora posso dirlo con orgoglio: missione compiuta! Cavolo fa strano, tanto strano e sono davvero felice! Infatti, dopo aver smesso di correre nel 2012, ho sempre cercato di darmi degli obiettivi, per poter vivere questa vita con l’intensità con cui merita di essere vissuta. È con questa idea che è nata la voglia di provare a fare qualcosa di importante con le Supermotard e, con la vittoria del SicDay del 2014, posso dire di aver conseguito un bel risultato. Poi nel 2015, dopo tre anni di stop e a 44 anni suonati, mi sono rimesso in gioco nel WSBK, con la mia Aprilia RSV4, salendo sul podio a Sepang. Dopo qualche anno ho accettato una nuova sfida: la moto elettrica! In sella all’elettrica Voxan ho ottenuto 21 record mondiali e ho raggiunto l’impressionante velocità massima di 470 km/h. Tre anni vissuti molto intensamente e soprattutto molto velocemente! Poi, la voglia di una nuova sfida, mi ha portato decisamente lontano dalla mia comfort zone. Non più due ruote, ma due sci. Molte similitudini dinamiche, ma sensazioni completamente diverse. Non più Max Biaggi, ma uno dei tanti, animato da una passione sfrenata”.
Eccola la prima lezione di Max Biaggi: mettersi in gioco in nome della passione, quando è autentica, è sempre e solo quello che conta davvero e avere il coraggio di farlo anche quando si potrebbe beatamente sfogliare l’album dei ricordi, mentre si gode degli agi che si sono conquistati “nelle vite precedenti”. Non è, però, qualcosa che è nell’indole di un campione vero, o comunque di tutti quelli che hanno bisogno di alzarsi al mattino e sentirsi dentro a qualcosa che ti fa chiedere “ce la farò o no questa volta?”. Sì, Max Biaggi ce l’ha fatta e, al di là delle difficoltà del percorso che ha portato a compimento, ha pure fatto i conti con l’umiltà di accettare di ritrovarsi a 50 anni suonati studente dentro una classe in cui, quasi certamente, c’erano pure quelli più bravi e, non fosse per altro che per età, anche più predisposti allo studio e all’apprendimento. Lo ha raccontato lui stesso: “mi sono ritrovato in un’aula o sulle piste di sci, in mezzo ad un mare di giovani ragazzi! Età media 20 anni! Ero decisamente un fuori quota. Ma solo per l’età! Mi sono messo in gioco, come uno di loro, uno dei tanti, senza mai tirarmi indietro. Ma quanto è stato bello? Non riesco a descrivere quei momenti in tutta la loro bellezza! Confrontarmi con loro, con il loro approccio alla vita, allo sport, al mondo del lavoro, visto che per ognuno di loro, quegli esami hanno rappresentato lo step d’ingresso al mondo del lavoro, è stato incredibilmente costruttivo, oltre che entusiasmante. Alcuni giorni sono stati difficili anche per me, che sono stato abituato a vivere lo sport in modo molto intenso, ma un passo alla volta, circondato da sorrisi, da occhi belli pieni di vita, il tempo è volato e mi sono ritrovato alla fine di un percorso intenso e gratificante. È stata un’esperienza preziosa che porterò dentro il mio cuore per sempre!”
Crescere, insomma, come missione di tutta una vita, anche quando quella vita è stata dedicata – e pure con successo – al competere, al piazzarsi davanti, a guardare tutti gli altri girandosi indietro. E crescere, appunto, è imparare pure che basta allontanarsi un attimo dalla propria comfort zone per scoprire che a volte ci si può divertire lo stesso, ci si può sentire pieni e appagati, anche scoprendo che davanti ce ne sono altri e magari sono più del solito. Perché quello che conta, in verità, è dentro che sta. Lì dove c’è sempre spazio per un’esperienza nuova, mentre si cresce e si va avanti in nome dell’intensità, che poi è sempre e comunque l’unica vera misura che è sempre precisa. Si cambia. Si diventa diversi. Con Max Biaggi che, però, in coda al suo post offre una seconda lezione. Probabilmente la più importante. Ossia quella in cui, pur senza dirlo esplicitamente, lascia intendere che si può essere tutto e diventare tutto, ma solo un ruolo, una definizione, un essere ci porteremo dietro per sempre senza che possa mai cambiare: essere padre. O comunque essere genitore. E Max Biaggi lo dice con la semplicità di un appena diplomato assistente maestro di sci che ora ha solo un altro desiderio, prima di pensare al prossimo grande traguardo: tenere la sua prima lezione di sci ai suoi figli. “Nella mia prima lezione – conclude Biaggi - vorrei orgogliosamente avere come allievi Inès e Leòn, i miei bambini”. Signori, è roba dolcissima, potente e che vale e dice tanto, più di essere campione per sei volte, più dei record conquistati, più delle sfide volute, perseguite e vinte, che sia sopra una moto, sopra un paio di sci o in qualsiasi cosa si sceglie di provarci. Perché, come scriveva Richard Bach, “velocità perfetta significa solo esserci”. Soprattutto quando si è genitori, al di là di tutto quello che si riesce a essere.