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[VIDEO] Ignoranza, Pampepato e ‘sti ca*zi se si frantuma il parabrezza: signori, questo è Danilo Petrucci anche alla Dakar 2025

Emanuele Pieroni

5 gennaio 2025

Quando un ramo basta a frantumare il parabrezza di un camion e pure il deserto diventa una strada in salita, un paio di occhialoni bastano a fungere da "vetro davanti", il Pampepato si trasforma in carburante e l'ignoranza in olio motore magico che fa girare ogni ingranaggio alla perfezione. Fino a guidare col ritmo del podio e chiudere sesti alla prima vera tappa della Dakar da pilota di camion. Ah: bisogna chiamarsi Danilo Petrucci, però...

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

La Dakar 2025 è ufficialmente iniziata e, come da tradizione (e soprattutto come vi stiamo puntualmente raccontando direttamente dal posto), ha portato con sé avventure, imprevisti e una buona dose di follia. Manco a dirlo, uno dei protagonisti è Danilo Petrucci, il pilota di Terni noto per il suo spirito da matto vero e il suo umorismo alla pane e salame che, dopo essere entrato nella storia per aver vinto sia in MotoGP sia alla Dakar con le due ruote, adesso s’è buttato nella sfida di provarci al volante di un camion insieme a Italtrans e a tutti gli altri guerrieri del deserto.

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Ieri la prima vera tappa del rally ha visto subito il Petrux in un casino tipico dei suoi. Cioè, detta così può sembrare che abbia combinato qualche danno, ma no. Il danno, semmai, l’ha fatto un ramo e lui s’è ritrovato a giocarsela in salita, come sempre nella sua carriera, anche in mezzo al deserto. Quel ramo, che rispetto all’immensità di un deserto è un piccolo e insignificante dettaglio naturale, ha deciso di mettersi in mezzo al suo cammino, riducendo in frantumi il parabrezza del camion. Quando? Esattamente quando avrebbe dovuto iniziare il turno di guida di Petrucci. Danilone, però, non è che s’è fatto troppi problemi: occhialoni inguardabili e via senza vetro. Perché, si sa, alla Dakar se non hai il parabrezza non fa niente: l’importante è continuare a correre!

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Un post condiviso da Danilo Petrucci (@petrux9)

E correre, Petrucci lo sa fare bene. Nonostante l’inesperienza in un contesto così estremo, ha dimostrato di avere il ritmo giusto, recuperando posizioni e chiudendo la tappa in sesta posizione. “Questo è come abbiamo finito la tappa” - scrive su Instagram, corredando le sue parole con immagini che parlano più di mille racconti. È un’immagine che ritrae non solo la fatica, ma anche la gioia di affrontare un’avventura così unica e con l’immancabile “rottura di ca*zo in più” che semmai contribuisce a rendere tutto ancora più epico.

Intanto nei giorni scorsi, in un’intervista congiunta a Sky, Petrucci e il compagno di avventura Tommaso Montanari (che alla Dakar è in sella a una Fantic), hanno regalato momenti di “ternanesimo militante” (che non esiste, ma suona bene). La domanda del giornalista Sandro Donato Grosso sulle caratteristiche di un ternano ha scatenato infatti risate a non finire. “L’ignoranza è ciò che non può mancare mai per essere un ternano vero” - ha risposto Petrucci, mentre Montanari ha aggiunto: “Però a Natale si deve mangiare il pampepato”. Ecco che l’ignoranza e il pampepato diventano simboli di un’identità culturale, ma anche un modo per affrontare le sfide della vita a muso duro e con la fantasia di un dolce in cui s’abbonda con il pepe.

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Un post condiviso da Danilo Petrucci (@petrux9)

Ma non è solo questione di cibo e battute. Petrucci si trova ad affrontare un’esperienza completamente nuova, condividendo il volante con Claudio Bellina, un veterano della Dakar con ben 16 partecipazioni alle spalle. La sua squadra è completata da Marco Arnoletti, ingegnere per Bugatti e Rimac, che porta con sé un bagaglio di esperienza e saggezza. “Sembra di essere in campeggio” - ha esclamato Petrucci in un altro dei suoi video sui social, ridendo della situazione, mentre fuori infuriava una tempesta di sabbia. E mentre Claudio preparava la pasta e Marco sbucciava le patate, Petrucci si è limitato a mangiare, dimostrando che l’arte della cucina non è esattamente il suo forte e che c’è pure qualcosa che altri riescono a fare meglio.

La Dakar, però, è una corsa impietosa e non perdona. La tappa di 499 km ha messo a dura prova non solo le abilità di guida, ma anche la resistenza fisica e mentale. Petrucci, con il suo stile di uno che gioca a fare quello che allo stile non bada per niente, ha saputo affrontare ogni momento con una leggerezza che ha colpito tutti. “Ogni volta che scendo dal camion, mi sento un po’ più vivo” - ha dichiarato, e in quelle parole si legge tutta la passione per il motorsport che lo anima. Siamo solo all'inizio, ma già si percepisce l'energia che Petrucci porta con sé. Mentre i giorni scorrono e le dune si susseguono, la sua avventura alla Dakar 2025 si sta trasformando nell’ennesima, genuina e leggerissima, storia di resilienza, amicizia e, quella non manca mai, vera follia. Mentre oggi i km saranno più di mille e la classifica comincerà a dare i primi, freddi, responsi reali.

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