Da quando Jannik Sinner ha cominciato a scalare le vette del tennis mondiale, i paragoni si sono sprecati. Valentino Rossi e Alberto Tomba sono stati i primi nomi a venire in mente. E come dar torto? Entrambi hanno incendiato le passioni popolari, trasformandosi in icone capaci di valicare i confini dello sport. Ma c’è un problema, anzi no, una differenza. “Jannik è diversissimo da loro, soprattutto nel comunicare il proprio modo di essere”, scrive Piero Guerrini su Tuttosport.
L'asso del tennis, con la sua aria schiva e i piedi ben piantati per terra, non è il funambolo istrionico della MotoGP né lo sciatore esplosivo che stregava Sestriere con un sorriso sornione. No, Sinner ha più a che fare con un altro gigante, più silenzioso ma altrettanto dominante: Gustav Thöni.
Il paragone arriva diretto: “Jannik è la versione attuale di Gustav Thoeni”. La leggenda dello sci alpino che negli anni ‘70 ha messo l’Italia sulle piste, aprendo la strada alla mitica Valanga Azzurra, viene evocata come il vero specchio sportivo di Sinner. “Thoeni ricorda quanto fosse forte la spinta a vincere attraverso il lavoro”, racconta Guerrini. Ed è proprio in quel pudore, nella dedizione quasi ossessiva al perfezionamento del gesto atletico, che il legame tra i due appare limpido.
Thoeni non cercava riflettori: “A Thoeni interessava lo sci e soltanto lo sci, come a Sinner interessa il tennis”. La semplicità con cui entrambi affrontano il successo sembra appartenere a un’epoca distante, un’era senza social e telecamere puntate 24 ore su 24. “Era tv in bianco e nero”, scrive Guerrini, a sottolineare come l’ambiente mediatico fosse meno invasivo.
Ma c’è di più: la capacità di fare squadra in uno sport individuale. Thoeni, con la sua rivalità fraterna con Piero Gros, ha spinto un’intera nazionale a dominare. Allo stesso modo, Sinner ha creato un effetto domino nel tennis italiano. “Senza Thoeni non ci sarebbe stata una Nazionale vincente... lo stesso spirito cui stiamo assistendo nel tennis con 8 italiani in top 100”, scrive Guerrini.
Sinner, con il suo lavoro silenzioso e i risultati clamorosi, non è l’eroe che esulta a braccia larghe davanti alle telecamere. È quello che torna in campo il giorno dopo, con discrezione, per spingere ancora un po’ oltre i suoi limiti. “Piace a tutti per questo. Non per le vittorie, ma per come vince”, conclude Guerrini. Ed è lo stesso modo in cui vinceva Thoeni.