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La Racing Point difende Vettel: "Abbiamo una cultura diversa dalla Ferrari e non biasimiamo chi sbaglia"

14 ottobre 2020

La Racing Point difende Vettel: "Abbiamo una cultura diversa dalla Ferrari e non biasimiamo chi sbaglia"
Che Vettel alla rossa stia passando un ultimo anno difficile non è certo un segreto e per rendersene conto basta guardare il volto del tedesco che, tolti casi eccezionali, non sorride più. Un addio che assomiglia a quelli del passato Ferrari e da cui la RP prende le distanze. Ma è possibile lasciare una scuderia con il sorriso? Daniel Ricciardo ci insegna di sì

Che Vettel alla Ferrari non sia più fecile come un tempo è il segreto di Pulcinella di questa stagione di Formula 1 e i modi e i tempi degli uomini di Maranello non hanno certo aiutato il clima della scuderia in una stagione che, addio o meno, sarebbe comunque stata molto pesante. 

Ora che il quattro volte campione del mondo ha trovato una squadra in cui continuare la sua carriera come pilota di Formula 1 sono iniziati i dissidi tra quello che è ormai il suo passato e quello che sarà il suo futuro. 

A dire la sua sulla gestione dell'immagine di Vettel negli ultimi anni in Ferrari è stato il team principal della Racing Point - dal prossimo anno Aston Martin - Otmar Szafnauer: "Da noi remiamo tutti nella stessa direzione e abbiamo un'ottima atmosfera in cui lavorare. Una cultura in cui non biasimiamo nessuno per aver commesso un errore”. 

La frecciatina, neanche tanto velata, era sicuramente indirizzata a Mattia Binotto e a una scuderia che si è sempre posta l'obbiettivo di essere "una famiglia basata sulla passione" ma che già in passato si è macchiata dello stesso peccato. 

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Sebastian Vettel è infatti solo l'ultimo esempio di una lunga serie di piloti che non ha salutato la Ferrari nel migliore dei modi, dopo anni di amore eterno sfociato in un finale tutt'altro che roseo. E allora Otmar Szafnauer prende le difese di quello che sarà un suo uomo a partire dal 2021: "il nostro ambiente piacerà e sono sicuro che rifiorirà. Non credo che un pilota di 33 anni dimentichi come si guida dal giorno alla notte. Deve esserci qualcos’altro. Lo aiuteremo a ritrovare le qualità che lo hanno reso un campione. Lui a sua volta ci indicherà la direzione nella quale dobbiamo sviluppare la squadra e la vettura. Cosa fanno team di punta come Ferrari e Red Bull in modo diverso da noi? Questo ci aiuterà a fare il passo successivo". 

Un progetto orizzontale in cui Vettel sarà coinvolto nella squadra in modo positivo e appagante, mentre su di lui, e sulla sua lunga esperienza in top team di successo, l'Aston Martin si affiderà per crescere come scuderia. Un progetto che tutti i tifosi del tedesco sperano funzioni, anche solo per vedere di nuovo un suo sorriso nei weekend di gara. 

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L'attrito di questo addio, di un ragazzo che amava follemente la scuderia italiana, ci porta però a chiederci se tutti gli addii sportivi siano fatti con la stessa difficoltà. La risposta è ovviamente no, ma non solo quando - come nel caso di Schumacher nel 2006 - il pilota sceglie di ritirarsi, ma anche in tante altre diverse occasioni. Una di queste la stiamo vivendo proprio nel corso di questa stagione, con un Daniel Ricciardo pronto a lasciare la Renault a favore della McLaren ma che, nonostante l'addio vicinissimo, sta continuando a mantenere ottimi rapporti con la squadra. 

Un clima che si è visto nel podio di domenica scorsa, il primo dell'australiano dopo due anni in Renault, ma anche nel generale svolgimento della sua stagione. Approccio completamente diverso rispetto a quello dell'accoppiata Vettel-Ferrari, sempre più instabile da entrambe le parti, in un clima che - secondo Szafnauer - non fa bene a nessuno, soprattutto a un Sebastian oggi più fragile che mai. 

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