Le cose belle non sono mai facili. È così, tutto sommato, che si potrebbe descrivere il 2022 di Pecco Bagnaia, che pure era partito a inizio campionato coi favori del pronostico: miglior moto in griglia, finale di stagione in crescendo, altre sette Ducati in pista. Invece se chi conosce le corse aspetta metà stagione per fare previsioni un motivo c’è, che poi in questo caso anche parlare durante la pausa estiva non sarebbe stato abbastanza.
Bagnaia lo sa bene e, dopo aver vinto il mondiale a Valencia, racconta tutto alle telecamere della Dorna: “Quando ho firmato per Ducati questo era il mio obiettivo, il mio sogno”, comincia. “Anche a casa a volte me lo chiedevo… E sapevo che se avessi vinto il mondiale con questa moto e questa squadra avrebbe avuto un sapore diverso”. Pecco non lo dice per aiutare l’ufficio marketing, l’idea della Ducati l’ha avuta da quando ha sentito la frizione a secco della 996 di suo zio, diversa ed esigente come la squadra per cui corre: “Sentivo una grande pressione, un forte peso su di me. Non è stato facile, però è stata anche una motivazione per farcela. 91 punti erano moltissimi”, continua poi. “Ma pensavo al nostro potenziale e al fatto che non ero uno di quei piloti da alti e bassi, senza consistenza. Mi consideravo migliore di così, ero convinto di poter essere competitivo, di poter lottare per il titolo. E credevo di avere il potenziale per essere campione del mondo. Ho sfruttato ambizione e determinazione per essere lì, per lottare e capire che ero capace di farcela”.
Da lì, nello specifico dal GP di Silverstone, dove non sembrava potesse vincere, la vera svolta della stagione, anche se la vittoria è arrivata prima: “Quando ho cominciato a pensare di essere davvero veloce ho iniziato a lavorare diversamente durante il weekend, concentrandomi sul passo gara, sulle gomme usate, cose così. E questo mi ha aiutato moltissimo ad essere più concentrato in gara. Così ho iniziato a vincere e cominciato a pensare di essere imbattibile. Non è bello da dire, ma quando ho chiuso secondo ad Aragon ero arrabbiato per non aver vinto la quinta gara in fila”.
Poi Bagnaia spiega - probabilmente a ragione - che Fabio Quartararo non ha soltanto dovuto fare i conti con una moto meno performante. Come dicono quelli bravi, se arrivi a novanta punti di vantaggio il mondiale puoi solo perderlo. E, mentre in Austria si è portato a casa un secondo posto contro tutte le aspettative, il gare come Assen e Phillip Island è sembrato che il nervosismo avesse preso il sopravvento: “Forse Fabio ha difeso troppo nella seconda metà del campionato, non so se sono stato io a mettergli pressione, ma qualcosa è cambiato perché nella prima parte di stagione erano molto costanti e nella seconda parte hanno cominciato a soffrire di più”, il commento di Bagnaia. Che aggiunge, infine, due parole su quella gara che l’ha traghettato nella storia: “A Valencia ero in una situazione migliore rispetto a lui, sicuramente più facile perché Fabio doveva vincere e io finire 15°. In queste situazioni però è molto facile sbagliare. A tre giri dalla fine ho visto che Fabio era quarto e io nono, sapevo che era abbastanza. All’ultimo giro ho visto sulla tabella che ero il campione del mondo 2022. Ma in quel momento non ho capito cosa avevamo fatto”. Adesso però, che qualche settimana è passata, dev'essersene reso conto, altrimenti la tabella col numero 1 al Ranch non l'avrebbe scelta.