Il dubbio è venuto un po’ a tutti perché il tacere di Lewis Hamilton si è finora rivelato più rumoroso del primo mondiale vinto da Max Verstappen e, soprattutto, dalla fine del dominio Mercedes dall’inizio dell’era ibrida avvenuto nel 2014 che l’olandese della Red Bull ha decretato con il suo successo.
Che la fuga (almeno mediatica) dell'inglese sia una pantomina per attirare su di sé le attenzioni in seguito alla sconfitta plateale e discussa di Abu Dhabi pare essere un’ipotesi condivisa e, allo stesso modo, più di qualcuno non crederebbe al possibile ritiro dell’asso di Stevenage, troppo deluso e amareggiato dal finale di stagione sui generis per dedicarsi ad altro.
Tra i più scettici in questo senso si sono mostrati i due boss della Red Bull, il cacciatore di talenti Helmut Marko e il responsabile della scuderia Christian Horner, certi che l’inglese - attualmente in vacanza a Los Angeles - abbia scelto la strada del teatro per far parlare di sé in questi mesi invernali fatti di nulla.
“Se ci fosse qualcosa di vero nel dietro alle quinte ci sarebbero grandi movimenti per trovare un sostituto, che siano chiamate, messaggi o speculazioni interne. Invece non c’è stato nulla di tutto questo”, ha sostenuto Marko a proposito della calma piatta di queste settimane. Dello stesso avviso il team principal che ha derubricato il silenzio del 37enne come “parte del dramma”. Qualcosa di orchestrato ad hoc.
E, in effetti,quando nel 2016 Rosberg lasciò all’improvviso la Mercedes, Toto Wolff e soci si attivarono nell’immediato per reclutare Valtteri Bottas e rimandare l’appena pensionato Felipe Massa in Williams, accettando, tra l’altro, di pagargli metà dello stipendio.