Per alzarsi dalla monoposto che lo ha eroicamente portato alla conquista dei suoi primi punti in Formula 1, Nyck De Vries ha bisogno dell’aiuto di due uomini Williams. Lo prendono per le braccia e lo spingono fuori da un sedile progettato e realizzato per il corpo di un altro pilota, Alexander Albon, grande assente nel weekend di Monza a causa di un’improvvisa appendicite acuta che lo ha costretto ad un’operazione di emergenza.
Ma a Nyck non importa che quel sedile non sia il suo, e neanche che quell’occasione - quella attesa da tutta la vita - gli sia arrivata addosso con la velocità delle cose più inattese: il venerdì si trovava alla guida, per la prima volta in carriera, di una Aston Martin nella prima sessione di prove libere a Monza, e il sabato era pronto a disputare le qualifiche al volante della Williams dell’amico Albon.
Un sogno, pensa De Vries. Nessuno sarebbe stato nelle condizioni di poterlo attaccare se, quella di Monza, si fosse rivelata una gara insignificante: troppo poco tempo per abituarsi alla macchina, per capirla, per adattarla alle sue esigenze, sia fisiche che alla guida. Come si può pretendere, del resto, che un ragazzo appena arrivato in Formula 1 dopo essere stato buttato in un frullatore emotivo per ventiquattro ore sia in grado di ottenere un risultato memorabile?
Ecco, Nyck ce l’ha fatta. Si è messo al volante e ha fatto quello che sa fare meglio: ha guidato come un leone. Ha tirato fuori quel talento che lo ha portato al successo in Formula 2, dove ha conquistato il titolo di campione del mondo nel 2019, e in Formula E, dove ha vinto nella stagione 2020/21, e non ha avuto paura di sprecare la sua occasione.
In qualifica è riuscito a strappare agli avversari un posto nel Q3, qualificandosi (causa penalità di altri piloti) all’ottavo posto in griglia di partenza la domenica, subito davanti e già decisamente più veloce dell’ormai navigato compagno di squadra Nicholas Latifi. In gara si è tenuto lontano dai guai, ha combattuto contro il dolore fisico del trovarsi schiacciato dentro ad una monoposto sconosciuta, realizzata per un altro pilota, per due ore di gara tra velocità impressionanti, staccate, curve e frenate. Non si sentiva più le braccia, alla fine della gara, le spalle erano completamente distrutte e la schiena bloccata ha richiesto l'intervento di due persone per uscire dalla vettura.
Ma non importa, niente importa quando nella tua prima gara in carriera riesci a ottenere anche i tuoi primi punti portando una Williams non proprio da prima fila fino all'olimpo della top ten. Niente importa quando ricevi i complimenti commossi del team, del tuo mentore Toto Wolff, di un Lewis Hamilton incredulo e felice.
Niente importa perché sei riuscito a ottenere ciò che gli altri neanche si aspettavano da te e facendolo hai dimostrato quello che, fino a questo momento, non avevi avuto l'occasione di mostrare al mondo intero. Il tuo talento, la tua resistenza, la capacità di schiacciarti dentro un sedile non tuo. E tutto quello che da questa domenica perfetta nascerà.