Casey Stoner è uno di quei piloti che non smettono mai davvero. Perché negli anni in cui ha corso è riuscito a diventare leggenda e quelli così sono capaci di far discutere anche quando non fanno più bagarre da un bel po’
L’australiano è tornato a frequentare il paddock negli ultimi GP della stagione che si è appena conclusa e la sua, manco a dirlo, è stata una presenza decisamente ingombrante; non in senso negativo, ma semplicemente perché tra strette di mano e interviste ha avuto da fare molto più della stragrande maggioranza dei piloti ancora in attività. E, ovviamente, non s’è tirato indietro, raccontando le sensazioni del ritorno dopo circa tre anni trascorsi a casa, prima alle prese con il fastidiosissimo morbo con cui fa i conti e poi con i divieti dovuti alle norme per il contenimento del Covid19. Alla fine, però, il mitico 27 è riuscito a raggiungere il suo habitat naturale: il paddock. E l’ha trovato profondamente cambiato.
“E’ stato fantastico rivedere tutti gli amici, i rivali, i piloti e i meccanici – ha affermato nel podcast Last on the Brakes - Per quanto a volte possa essere difficile la vita nel circo della MotoGP, la comunità del paddock è una specie di famiglia per un pilota. Perché sostanzialmente si finisce per crescere in quell’ambiente. Non ci sono molti volti nuovi, alcuni di loro, ma ho ritrovato molte persone con cui ho trascorso la mia carriera. Di nuovo, piuttosto, c’è l’aria che si respira”. Il riferimento è ad un ambiente che l’australiano ha definito “più rilassato” ed in cui le tensioni di un tempo sembrano essere svanite, così come sembrano essersi spente quelle rivalità che ogni fine settimana si trasformavano in vere e proprie dichiarazioni di guerra.
“L'ultima volta che ho potuto fare un giro nel paddock è stata quasi tre anni e mezzo fa, e secondo me è un tempo decisamente troppo lungo - ha aggiunto Stoner. La situazione della pandemia ha reso molte cose difficili. Mi mancavano i tifosi e non vedevo l'ora di ritrovarli. Ma è stato anche bello per me poter incontrare così tante persone nel paddock senza essere interrotto da un qualche impegno dovuto. Inoltre tutti erano molto più rilassati rispetto a come ricordavo quell’ambiente, nessuno è corso a nascondersi nel box. Per me è stato fantastico".