In sala stampa ci è arrivato sorridente come sempre e ha anche fatto la battuta su l’aver vinto la Honda Cup, ma chi conosce bene Marc Marquez e l’ambiente Honda parla di un clima che in verità è tesissimo nel box di HRC. Perché le cose non vanno come dovrebbero, perché la nuova RC213V è una moto che si allontana troppo da quello che l’otto volte campione del mondo avrebbe voluto e perché – probabilmente – il fenomeno di Cervera sente di non godere più della piena fiducia da parte dei vertici dell’Ala Dorata. Non una sfiducia sulle sue doti, che non sono minimamente in discussione, ma sulla sua tenuta fisica, con Honda che sta anche correndo ai ripari provando a portargli nel box Fabio Quartararo o Joan Mir. Insomma, gli ingredienti per stare “tirati” ci sono tutti e Oscar Haro, che è uno che l’ambiente Honda lo conosce bene dopo i tanti anni in LCR, non ci ha girato intorno: “Ho parlato con i ragazzi del team e stanno lavorando come bestie, ma non c'è niente di nuovo. Marc e Pol sono due grandi piloti, ma in normali situazioni di gara asciutta la moto non c'è ancora. Alla Honda devono fare qualcosa, invece sembra tutto fermo o lentissimo e Marc è molto arrabbiato per questo. Non riusciva a sorpassare il fratello Álex, mai visto con una moto ufficiale. Marc ha un temperamento non comune e sono sicuro che tutto questo lo renda molto teso. Domenica dopo la gara c'era tensione in HRC, ai box, perché Marc non è stato a suo agio e non ha avuto la possibilità di giocarsela con gli altri. Deve sempre guidare sopra i problemi, ma arriva il momento in cui ti stanchi di farlo".
E se Marc Marquez dovesse stancarsi, per Honda sarebbero guai seri. Perché è chiaro che su uno così ci investirebbe, e tanto, chiunque. A cominciare da Ducati, dove il metodo di lavoro è totalmente diverso rispetto a quello di Honda. “Tra i costruttori c'è un problema, una differenza che esiste da sempre e che riguarda l’operatività e la logistica – aggiunge Oscar Haro - Perché le fabbriche Ducati e Aprilia sono sempre alla ricerca di soluzioni e le hanno? Perché la loro logistica è europea, tutto si fa così con uno schiocco di dita!. E il Giappone? Fai un briefing, finisci alle 22, lo mandi in Giappone, loro dormono, quando si alzano lo vedono sul computer, lo passano al project manager, al capo e poi al capo del capo...una settimana per leggere l'e-mail. Non dico che sia meglio o peggio, è molto diverso. Ed è vero che i tempi sono molto più lunghi per tutto. Quando tutto va bene è un inferno, ma quando ci sono problemi, come sta succedendo ora in Honda, ci si mette troppo tempo per reagire”.
Come se tutto fosse in stallo, quindi, con Marc Marquez che, invece, ha fretta di tornare a lottare con i primi e che si ritrova tra le mani una moto totalmente diversa. Tanto vale, allora, provare direttamente con un nuovo marchio, sembra suggerire Haro. Anche perché Marquez potrebbe covare dentro un senso di delusione: “Honda ha pensato che non può rischiare di fare una moto che funzioni con un solo pilota – ha concluso Haro - perché se quel pilota ha un problema siamo nella mer*a, ecco cosa è successo due anni senza Marc e senza che nessuno guidasse lo sviluppo: hanno trovato una moto che quando Marc ci è salito a Jerez ha detto 'ma cos'è questa?'. E alla fine hanno visto che quella moto che doveva essere per tutti non è per nessuno, nemmeno per Marc. La Honda dovrà abbassare le orecchie e prestare attenzione a chi comanda, che è il signor Marc Márquez".