Due occhi azzurri, conosciuti, pieni di lacrime. Un giapponese incerto allenato dalla dedizione di chi della dedizione ha sempre fatto tesoro, scavando dentro il duro lavoro per trovare lo spazio adatto a costruire fondamenta abbastanza grandi per costruire i propri sogni: "Grazie mille Suzuka, mi mancherà questo posto". Lo ripete, Sebastian Vettel. Lo dice ad ogni intervista, ad ogni tifoso incontrato per strada, in tutti i team radio di questo weekend. Lo dice forse anche a se stesso, per renderlo un po' più reale. Suzuka è nel cuore e nei ricordi di un pilota, a ogni fine settimana di gara di questo 2022, fa un passo verso il suo ritiro dalla Formula 1.
Sebastian ha scelto, con consapevolezza e maturità, con il cuore di un pilota che ha vinto tanto, tutto, che ha lasciato il segno dentro e fuori la pista, che verrà amato a lungo, ricordato tra le curve di una parabola strana, quella della sua carriera da quattro volte campione del mondo. Sebastian ha scelto, ha deciso di smettere, ma la spina della malinconia colpisce il cuore di un ex ragazzo prodigio innamorato di questo sport e di un'adrenalina che gli ha dato respiro, costanza e divertimento per una vita intera.
Punge particolarmente in questo sabato di qualifiche belle, soddisfacenti, per lui. Punge in un Giappone che ama e che lo ha sempre amato, e tra le curve di una pista che è un gioiello per i tifosi di Formula 1 e per chi come Sebastian ha sempre venerato la storia del motorsport.
Tra i cordoli di Suzuka che c'è scritta la sua, di storia, con otto podi e le quattro vittorie, ma anche quella del suo mito di sempre, Michael Schumacher, che proprio in Giappone riportò la Ferrari sul tetto del mondo l'8 ottobre di esattamente 22 anni fa. Ha gli occhi gonfi ma non cede al pianto, non ancora almeno, e cura la malinconia con l'amore: quello del suo team, dei tifosi, di una famiglia sempre coperta dalla privacy assoluta che però non abbandona Sebastian in questo viaggio verso il ritiro e lo segue a Suzuka, dove la moglie Hanna e i tre figli sono stati avvistati nel paddock.
Una malinconia che questo weekend sembra colpire molti di questi venti ragazzi terribili, pronti a tutti per l'eccellenza. Daniel Ricciardo che alza le spalle e ammette che no, non sarà in griglia di partenza nel 2023. Non ha un sedile, una squadra, non ha un futuro nel circus lui che sembrava destinato a vincere almeno un titolo mondiale. Esteban Ocon che accoglie Pierre Gasly in Alpine con una fotografia che sembra provenire da un'altra epoca: loro due, bambini piloti, ridono seduti sul muretto di un kartodromo. "Eravamo solo due ragazzini dalla Normandia con un sogno impossibile" scrive sui social, accogliendo insieme al nuovo compagno di squadra anche un pezzo di passato, di consapevolezza, di realtà dentro quel sogno impossibile.
Ed è una spina che colpisce anche Charles Leclerc quella della malinconia di una Suzuka che ama ma che nel 2014, sotto la stessa pioggia che questo weekend lava via ogni cosa, gli ha portato via la leggerezza. Gli ha tolto il suo mentore e amico, Jules Bianchi, il sogno di vederlo in Ferrari, il metro di giudizio, di paragone, il punto fermo verso cui cui tendere in ogni passo della sua carriera.
Amore, dolore, passione e rammarico, di queste e di altre mille emozioni è imbevuta la spina della malinconia che corre più veloce della Formula 1 in questo fine settimana di cose grandi, di titoli mondiali che possono essere vinti, persi, ricordati e rimpianti.