Dei giudizi non gli è mai importato un granché. Max Verstappen se ne sta seduto al centro della sala della conferenza stampa del paddock con il mento alto, il piede che batte su e giù. Ascolta le domande dei giornalisti, sbuffa, sorride, sussurra qualcosa all'orecchio del pilota che gli sta accanto e arriccia il naso ridendo. Non ha mezzi termini neanche lì, non ha paura del confronto anche quando è fuori dalla sua monoposto, senza il grande casco scuro a nascondergli la testa, i pensieri. Se non gli piace una domanda, lo dice. Se la stessa opinione gli è già stata chiesta altre volte nel corso della stagione, lo dice.
Per anni è stato disegnato come l'antipatico del gruppo, come il giovane saccente pronto a minacciare di "tirare un pugno" a un giornalista davanti all'ennesima domanda provocatoria. E quel disegno, quell'abbozzo sul foglio ancora bianco della sua carriera in Formula 1, poteva distruggerlo. Poteva prendere un diciassettenne appena arrivato nella massima serie e farlo a pezzi, consegnando al tempo una stella cadente, un bambino prodigio cresciuto troppo in fretta.
Eppure Max Verstappen ha stretto i denti. Non ha arretrato, non ha smussato gli angoli. Lo ha fatto in pista, dove il tempo e l'esperienza gli hanno consegnato una forza mentale che prima non possedeva. Ma non lo ha fatto in molti aspetti del suo carattere, duro e indomabile, figlio di una vita passata in pista, a lottare per essere il migliore, il dominatore. E oggi, con il finale di una stagione che lo incorona tre volte campione del mondo, Max Verstappen sa di aver raggiunto quel titolo, di essere l'uomo da battere, il pilota da guardare.
"Ora hai un ruolo" sembra dirgli chi ha intorno. Da Chris Horner al padre Jos Verstappen, dai colleghi agli ex piloti.Tutti lo consigliano, tutti lo invitano ad abbassare i toni, a pensare prima di dire a ogni costo la sua. Ma proprio perché Max Verstappen oggi ha un ruolo, un ruolo grande e complesso, quei toni non sono mai stati più forti di così. Non gli piace lo show di Las Vegas? Lo dice. Corre un Gran Premio divertente che gli fa cambiare idea sulla pista? Non lo nasconde. Non mantiene a tutti i costi una linea solo per proteggersi dalle critiche di chi lo accusa (e infatti, lo ha subito accusato) di essere poco coerente.
Sta nella sua sincerità, tutta la coerenza di questo ragazzo. Nei complimenti che fa ai piloti che apprezza, nella tranquillità con cui alzando le spalle loda Leclerc ("Nel giro secco uno dei migliori di sempre" o "Non mi sorprende quando fa bene, so quello che vale") o Norris, Russell e addirittura il grande rivale Lewis Hamilton. E sta nelle critiche, nelle domande che fa a volte alza, nell'indifferenza con cui risponde agli attacchi e nella schiettezza con cui rifiuta ciò che non ama, da Drive to Survive all'ossessione dei social.
E ad Abu Dhabi, dove un'ultima grande domenica archivia la sua stagione perfetta, Max sorride sincero, grande. Grande dei suoi tre titoli mondiali vinti a soli 26 anni, grande di tutti i record che ha distrutto quest'anno, quelli appartenenti a nomi enormi, leggende di un motorsport che l'olandese ama più di qualsiasi cosa. Grande della sua vita fuori dalla Formula 1, dove continua a prediligere la sua normalità, la privacy di un ragazzo lontano dalle luci dello spettacolo. È la stagione della sua grandezza definitiva, quella di un Max Verstappen senza rivali e senza mezze misure. Unico, a modo suo. E per sempre diverso da tutti gli altri.