L’addio tra Marc Marquez e la Honda, più che un feroce divorzio, sembra il saluto tra madre e figlio mentre quest’ultimo parte per andare a studiare all’estero: non sarò più a casa, ci vedremo meno e farò una vita diversa, ma tornerò. Viene da pensare questo perché nessuno fa saltare un contratto così per fuggire il più in fretta possibile senza provocare una reazione forte. E dall'altra parte, in HRC, fanno le corse, non i filantropi. Probabilmente se i rapporti sono rimasti buoni perché tra le parti esiste ancora un accordo: se Honda riuscirà a costruire una moto competitiva entro la pausa estiva del 2024, Marquez potrebbe tornare.
Nel frattempo Honda lo ha lasciato libero di provare la Ducati a Valencia e Marc, di tutta risposta, ha presenziato all’Honda Thanks Day del 3 dicembre a Motegi, cosa non certo dovuta. C’è stato poi un breve documentario prodotto da HRC, una lunga serie di dediche e, nondimeno, un libro fotografico prodotto in 93 copie e disponibile online per i fan, con alcuni dei momenti più iconici degli undici anni passati assieme. A pagina quattro c’è una lunga lettera di Marc alla Honda, di cui riportiamo alcuni estratti: “Il nostro viaggio insieme è iniziato nel 2012 quando ho firmato il mio primo contratto con la HRC, a soli 19 anni, e da quel giorno non vedevo l'ora di venire a Valencia per provare la moto, una moto e un team, che avevo sognavo fin da quando ero bambino. Insieme abbiamo creato migliaia di ricordi e vissuto alcuni dei momenti migliori e peggiori della mia vita, ma sempre insieme. Sono entrato nel team Repsol Honda da bambino, un bambino con il sogno di diventare campione del mondo. Ora sono un uomo, un uomo che ha imparato tanto, non solo sulle corse, ma anche sull'essere umano”, si legge subito.
Poi, in chiusura, Marc entra nel vivo, menzionando il 2015 e quello che verrà in futuro: “Abbiamo affrontato tante sfide insieme e imparato tante lezioni, a partire dal 2015, gli infortuni, il 2020 e gli alti e bassi che ne sono seguiti. Adesso sto affrontando il passo più grande e difficile della mia carriera, lasciando la certezza e la sicurezza di un costruttore, di una squadra, di una famiglia con cui sono cresciuto. A volte la vita ti fa correre dei rischi e uscire dalla tua zona di comfort, ed è lì che mi trovo adesso. Spero che un giorno torneremo a sorridere e ballare insieme, come abbiamo sempre fatto in questi undici anni”.
Non bastasse questo, c’è anche l’ultimo saluto: “Eravate, siete e sarete sempre la mia famiglia, ovunque io sia”. Che a Marc Marquez piaccia giocare con le parole non lo scopriamo certo oggi, ma questa dichiarazione d’intenti non era dovuta - i contratti ormai sono chiusi - e l’idea che lui voglia davvero tornare a fine 2024 è più che una suggestione. Di mezzo però c’è una realtà fatta di risultati, sia per quanto riguarda il Team Gresini (perché Ducati se farà bene vorrà promuoverlo alla squadra rossa) che per quanto concerne HRC, che se vuole avere una speranza di riprendersi il suo fuoriclasse deve costruire una macchina perfetta per Luca Marini e Joan Mir, in grado quantomeno di salire ripetutamente sul podio.