No, la testa di Mattia Binotto non basterà. Anche se dovesse concretizzarsi l'ipotesi, per ora smentita ufficialmente dalla Ferrari, di un possibile licenziamento del team principal della Rossa a fine stagione 2022, tagliare "il volto" dell'ennesimo insuccesso in Formula 1 della grande squadra italiana non basterà a rimettere il Cavallino davanti a tutti gli avversari.
Il progetto portato in pista nel 2022 da Binotto è stato interamente realizzato dall'attuale team principal che, nel ruolo di ingegnere, ha anche seguito la realizzazione della vettura dal punto di vista tecnico. Una monoposto vincente che ha ampliamente colmato il gap con il 2021 e che, nella seconda parte della stagione, è stata vittima di problemi di affidabilità, inefficienza nella gestione gomme e un improvviso calo di prestazioni. Problematiche che hanno mandato in fumo il sogno mondiale di Charles Leclerc e di tutti gli italiani, emozionati alla vista di una Ferrari così vincente nei primi Gran Premi del 2022.
Pensare però di togliere dalle mani di Binotto un progetto già realizzato che, nel 2023, dovrà muoversi proprio sulle basi di questa monoposto, potrebbe essere un boomerang per la stessa Ferrari. Soprattutto se, a fare da contraltare, resteranno figure che in quest'ultima stagione hanno destato più di qualche critica. La squadra italiana dovrebbe quindi prima di tutto preoccuparsi delle figure al di sotto di Mattia Binotto, rivoluzionando settori come quello strategico che, in Ferrari, fa capo a Inaki Rueda.
Nelle ultime ore si parla infatti anche di un possibile cambio per altre due figure fondamentali nell'organico di Maranello, notizia che se confermata porterebbe a un vero e proprio stravolgimento dei ruoli dirigenziali della scuderia con il conseguente profondo rinnovamento della Ferrari che siamo abituati a vedere in pista. I nomi in bilico, oltre a quello di Binotto, sono proprio quello dello stratega Rueda e del direttore sportivo Laurent Mekies che potrebbe muoversi verso la Sauber in caso di arrivo di Vasseur in Ferrari come team principal.
Che qualcosa bolla in pentola in quel di Maranello è quindi chiaro, anche se i dettagli della rivoluzione in rosso verranno definiti solo dopo la conclusione della stagione ad Abu Dhabi. Resta però il grande dubbio sul momento in cui portare a termine questa rivoluzione: in un 2023 fortemente segnato dal progetto del 2022, che nonostante la sconfitta in campionato ha portato finalmente a una monoposto competitiva con cui pensare di poter lottare per il titolo nei prossimi anni, eliminare la mente dietro al progetto ha davvero senso? Una domanda a cui solo la Ferrari, e i suoi dirigenti, potranno cercare di trovare una risposta.