Fausto Gresini rimarrà un’icona del motociclismo. Lo abbiamo visto in Qatar, con Fabio di Giannantonio terzo al traguardo, e lo abbiamo ricordato nel weekend di Silverstone, quando l’Aprilia è salita per la prima volta sul podio della MotoGP. E, dal prossimo anno, in pista ci saranno due Ducati che portano il suo nome, guidate da piloti in cui Fausto ha sempre creduto. Ma Gresini è anche al Maggiore di Bologna, al quale la famiglia ha dedicato una generosa raccolta fondi per acquistare nuovi macchinari. Lì, in quella stanza d’ospedale, c’è una targa che dice: “Non si può dimenticare qualcuno che ha dato così tanto da ricordare”.
Ora, dopo il consueto iter burocratico, è arrivata anche l’ufficialità che la Variante Alta del Circuito di Imola prenderà il nome di Fausto Gresini. L’autodromo in cui Fausto ha imparato ad amare i motori, nonché il luogo in cui, lo scorso 27 febbraio, la famiglia gli ha dato l'ultimo saluto assieme a pochi intimi. Il nome di Gresini sarà anche in uno dei circuiti più iconici del motorsport, dando un volto a quel tratto che dalle Acque Minerali porta alla Rivazza, un cambio di direzione a cui si arriva in salita e da cui si prosegue in picchiata per una frenata cieca. Dove si fa il tempo, dove cambiano le corse. È anche il punto più alto del circuito, a poche centinaia di metri dalla Villeneuve.
La cerimonia per intitolare la Variante Alta a Gresini, inizialmente prevista per luglio in concomitanza con il CIV, è slittata nel weekend della 200 Miglia Revival, in programma sull’Enzo e Dino Ferrari nel weekend dell’11 e 12 luglio. Il due volte iridato nella 125 era grande amico dell’attuale direttore dell’Autodromo, Pietro Benvenuti, e tra le altre cose svolgeva l’incarico di consigliere per la Formula Imola.
Allo stesso modo la Giunta sta lavorando per intitolare a Gresini anche il centro sociale della Tozzona, nel quartiere Pedagna, luogo in cui Fausto passava volentieri il suo tempo nei mesi estivi. In questo caso è stata richiesta (ed ottenuta) una deroga alla Prefettura con lo scopo di ridurre i tempi di attesa per intitolare un luogo pubblico ad una persona defunta, che passa dai canonici 10 anni a sei mesi.