“Guardo i dati, cerco di capire come fanno Pecco e Martin perché su alcune cose riescono a essere più performanti” – Lo ha detto Marc Marquez, anche dopo il doppio podio (con mega rimonta) di Barcellona. L’otto volte campione del mondo, adesso che sente di avere la Desmosedici tra le mani, sembra fregarsene di guidare una 2023 e, anzi, punta a vincere già da subito. Ha potenziato anche gli allenamenti in palestra e la fisioterapia, perché ha una consapevolezza: il 2024 può essere l’anno buono. Ok, in molti dicono che una moto non ufficiale non vincerà mai il titolo contro una moto ufficiale, ma il 2024 non è un anno normale. E nemmeno Marc Marquez è un pilota normale.
Anzi, adesso ha pure abbastanza esperienza per rendersi conto che con gli anni che passano le possibilità diventano sempre di meno. Chi glielo sta ricordando (senza ricordarglielo esplicitamente) è Pedro Acosta. Ma anche lo stesso Jorge Martin. Ecco perché, nei soliti ragionamenti delle ore successive a un gran premio, siamo arrivati a una conclusione: l’anno buono è questo qua. Non il prossimo, quando verosimilmente guiderà una Desmosedici ufficiale. E nemmeno quelli che arriveranno dopo. Certo, le possibilità di essere smentiti sono altissime e anzi l’augurio per Marc Marquez è che sia una conclusione fin troppo azzardata. Ma i fatti adesso dicono esattamente questo. Perché l’anno prossimo, al di là della moto che il 93 guiderà, gli avversari saranno di più e meglio attrezzati.
A cominciare da Jorge Martin che, vada come vada, guiderà una moto ufficiale. Così come la guiderà quel Pedro Acosta che a detta di tutti è il futuro della MotoGP e è, di fatto, ciò che è stato anni fa Marc Marquez quando, arrivando dalla Moto2, s’è preso la scena rispetto a Valentino Rossi. Pedro Acosta l’anno prossimo avrà un anno di esperienza in più e tutta l’energia di un ventunenne. Anche Marc Marquez avrà un anno di esperienza in più, ma sul corpo, già segnato, di uno che ha dieci anni di più (e la storia della MotoGP dice già che dopo i 30 nessuno ha mai vinto un titolo mondiale). Inoltre Pedro Acosta avrà tra le mani una KTM che nel frattempo, beneficiando delle concessioni (che penalizzano pesantemente Ducati, potrebbe essere ben più competitiva dell’attuale RC-16.
Senza dimenticare che Pecco Bagnaia non andrà certamente in pensione e che anche Aprilia, sempre per via delle concessioni, si sarà notevolmente rafforzata. Con un Maverick Vinales che sta cominciando a dare segni di costanza (il talento non è mai stato in discussione) e un nuovo pilota (Enea Bastianini o Marco Bezzecchi) che vorrà sin da subito far pentire Ducati di non aver puntato su di lui. Se a questo aggiungiamo che dal prossimo anno anche Yamaha potrebbe dare importanti segnali di ripresa (non è pensabile che un colosso così soffra ancora così tanto e così a lungo), allora la partita si complica ulteriormente, visto che anche il pilota di riferimento di Iwata, Fabio Quartararo, non è certamente uno messo lì per fare presenza. Tutte considerazioni, queste, che uno come Marc Marquez ha sicuramente già fatto e strafatto nella sua testa. E che spiegano perché il 93, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, sembra così disinteressato a tutto quello che si dice sul mercato. Marc Marquez è perfettamente consapevole che prima di pensare all’anno prossimo c’è da concentrarsi su questa stagione, perché l’occasione di agguantare il nono mondiale c’è adesso e è concreta. Molto più di qualsiasi altra prospettiva futura, viste le variabili. E visti gli avversari, tra cui, appunto, un certo Pedro Acosta “che sembra il giovane Marc Marquez”.