Fanno quello che sognavano, hanno soldi, ville, supercar e possono permettersi di tutto (un tempo cambiavano spesso anche lieta compagnia, ma ora sono tutti sposatissimi o fidanzatissimi), ma questo è tutto quello che si vede da fuori. E che in qualche modo li rende dannatamente invidiabili. La verità, però, è un’altra: essere un pilota della MotoGP oggi è una fatica terribile. Sì, ci viene da dirlo dopo aver ascoltato le ultime dichiarazioni di Stefan Bradl, oggi collaudatore per Honda e commentatore TV, che ha acceso la luce sulla vita che fanno i protagonisti del motomondiale. Di tempo per divertirsi come vogliono e con chi vogliono, o semplicemente per godersi il benessere che hanno raggiunto, ne hanno veramente poco. Quasi niente tra impegni vari, allenamenti estenuanti e un calendario che è sempre più fitto e denso. Ok, non sognano vendetta e di far saltare in aria il sistema, come quel Luciano Bianchi protagonista de “La vita agra” e anzi, proprio come lui, finiscono per integrarsi alla perfezione in quel sistema, ma non senza fatiche.
In particolare a far cambiare radicalmente lo stile di vita dei piloti c’è stata l’introduzione della Sprint del sabato e il nuovo format della MotoGP con Stefan Bradl che ammette: “Da spettatore è molto bello. Io stesso, nelle tappe asiatiche, ho messo la sveglia all’alba e di notte per seguire le Sprint e la verità è che se ci fossero state solo prove e qualifiche non mi sarei mai svegliato a quell’ora per seguirle. Da pilota, però, il mio punto di vista cambia radicalmente”. Perché una Sprint è a tutti gli effetti una gara e con tutti i rischi di una gara e perché nel fine settimana di un gran premio diventa difficile, quasi impossibile, anche solo mettere a posto la moto come si vorrebbe.
“La situazione è al limite – ha tuonato Bradl nell’intervista rilasciata per Servus TV - soprattutto quando sono state introdotte le gare sprint c’è stato un momento di grande difficoltà, ma dissero che dovevano ‘sistemare’ il sabato per renderlo più appetibile. Ci sono state molte critiche da parte dei piloti e molti all’inizio si sono anche fatti male, ma l'organizzatore è andato avanti ostinatamente, con i collaudatori hanno riempito di nuovo le piste. Abbiamo concordato e presentato un’obiezione: ci sono stati cinque infortuni dopo le prime tre gare. Ci è stato detto che lo sport doveva recuperare terreno e trovare nuovi appassionati e si è andati avanti così. Ora la situazione sembra più tranquilla ma solo perché i piloti hanno imparato a gestirsi meglio”.
Come? Intensificando gli allenamenti, rientrando ancora di più in uno stile di vita quasi maniacale e facendo sacrifici spesso pagati anche dalle stesse famiglie. “Quando weekend di gara finisce, sei finito – ha concluso Bradl - Poi sali sull'aereo magari dall'Australia, dove c'erano 15 gradi, verso la Tailandia, dove trovi 40 gradi e devi essere pronto per guidare un missile della Coppa del Mondo sui livelli di un Bagnaia o di un Martin. Si dorme pochissimo nel fine settimana, ma devi essere comunque al top perché il pericolo di un incidente c’è sempre. Una volta in pista devi fare attenzione a tutto e ricordarti una miriade di cose e in particolare non puoi mai deconcentrarti dalla ruota anteriore che restituisce feedback diversi in ogni curva e a seconda delle situazioni. Devi andare al limite sempre. Dieci anni fa la questione aerodinamica era molto meno importante, ma ora è fondamentale: devi tenerne conto perché stare dietro a qualcuno significa far andare la pressione delle gomme e questo rende le moto ingestibili. A volte ci dimentichiamo che questi ragazzi mettono in gioco la vita”.