C’è un braccio stretto intorno alla vita di Andrea Kimi Antonelli nel box della Mercedes durante le prove libere di Monza. Lui che ha la tuta nera ancora addosso, i capelli ricci schiacciati dal peso del casco, gli occhi un po’ spenti. A tenerlo lì, ancorato a dov’è, c’è Toto Wolff. Lo stringe con la sicurezza di chi non ha dubbi e domande sul presente e sul futuro, anche - e forse soprattutto - dopo un esordio scivoloso come quello visto a Monza. “Non sarà un incidente a cambiare le nostre decisioni sul futuro” ha detto Toto al termine del venerdì italiano e così è stato: a meno di 24 ore dall’incidente nelle FP1, Kimi Antonelli è stato ufficializzato come pilota Mercedes per il 2025, a diciotto anni appena compiuti. Una ferita, quella di Monza, da far sparire in fretta, con la forza di un ragazzo che ha imparato a farsi spazio tra le capriole della vita.
Perché la vita va alla velocità che vuole. Non esistono freni, frizioni, marce. Non c'è regolazione di sedili, non c'è spazio per protezioni. Si sceglie, è vero, si cambia e si torna indietro, si va avanti per intenzione, per paura di restare bloccati, per tutto o per niente. Eppure anche scegliendo, puntando i piedi o lasciandosi trascinare dalla corrente, la velocità non è una cosa ci appartiene. Kimi deve averlo imparato presto, con le gambe di un bambino già infilate dentro a una tuta da corsa, il casco in testa, la voglia di correre, di superarsi, di essere più veloce degli altri e del sé stesso di poco prima. Quando si diventa grandi a contatto con l'adrenalina si comprende prima degli altri il peso di ciò che si può controllare e ciò che invece appartiene a un mondo di cui non sappiamo niente.
Un mondo che ti consegna al motorsport grazie a papà Marco, alla sua guida fatta di conoscenza e consapevolezza: mai puntare a un sogno senza intravederci dentro la realtà, mai dimenticarsi di chi si è, del luogo dal quale si proviene, della gioia del viaggio e della vita che c'è fuori dalla pista. Un mondo che di scopre a undici anni, quando arriva la chiamata di Toto Wolff. La Mercedes cerca un giovanissimo da inserire nella propria Academy e Kimi ha qualcosa che gli altri non hanno, anche se è ancora un bambino. La vita spinge veloce, ma bisogna in qualche modo starle dietro. È lo stesso mondo che pochi anni dopo, a soli quattordici anni per Kimi, con un incidente nella finale della classe OK a Portimao costringe tutti a fermarsi per un po', dettando nuovamente le regole di un tempo che non appartiene a chi ci vive dentro: per Antonelli arriva una frattura composta di tibia e metatarso sinistri dopo un brutto incidente sui kart, un periodo di recupero e attesa per un ragazzino che fermo non sa più stare.
Va così, veloce e poi lenta, immobile e poi di nuovo troppo imprevedibile per essere acchiappata. È la vita di chi in diciotto anni ne ha vissuti cento e poi, alla fine, forse ancora neanche nessuno. Una storia che oggi più che mai ha la forma di un sogno realizzato perché il giorno dell'annuncio è arrivato. Andrea Kimi Antonelli, diciotto anni compiuti una settimana fa, sarà pilota ufficiale del team Mercedes di Formula 1 a partire dal 2025. Una scommessa, quella di Toto Wolff, che continua a stringergli in fianco consapevole di avere tra le mani un gioiello da proteggere e seguire, da spingere e tenere lì, ancorato al presente. "Forse è troppo presto" sussurrano in tanti, preoccupati per l'età del giovane bolognese che dopo una sola stagione da rookie in Formula 2 - e dopo aver saltato la Formula 3 - passa direttamente in un top team della massima serie, alla caccia dei più grandi, tra gli squali di un circus che non perdona incertezze.
Ci sarà un tempo per gli errori, altri dopo quello delle sue prime prove libere. Errori di foga, errori di incertezza, di immaturità, tutti gli errori possibili di un ragazzo di diciotto anni arrivato nella massima serie. Ci sarà un tempo per i rimproveri, per i festeggiamenti, per non capirci niente nella capriole di questa vita. Oggi però, nel giorno dei sogni realizzati, ci deve essere il tempo per capire dove si è, che cosa si ha fatto e quanto grande sia questa impresa. È un giorno che appartiene a tutti ma un po', alla fine, è solo di Kimi. Del ragazzo, racconta papà Marco, quando era piccolo e aspettava la partenza in griglia lo guardava e gli diceva "papà, mi batte forte il cuoricino". Di un pilota che oggi, a diciotto anni, tiene le spalle dritte come i grandi, ma che lo fa con il sorriso di quel bambino con il cuore che batte forte. Kimi che si ricorda a memoria tutti i tempi dei suoi migliori giri in tutte le piste in cui ha corso, che fa una smorfia e ride quando in conferenza stampa tutte le domande dei giornalisti sono per lui, che quando intravede una faccia amica nel paddock sorride e apre le braccia in cerca di un abbraccio. Andrea Kimi Antonelli, il rookie più giovane della griglia dai tempi dell'ingresso nella massima serie di Max Verstappen. Che seguirà un vento tutto suo, alla velocità che lo ha portato dov'è, forse prima di quanto si sarebbe aspettato, forse avanti come non avrebbe mai sperato. A correre dietro a un sogno che oggi è realtà. E a destreggiarsi tra le capriole della vita.