Pablo Nieto è nato nel 1980, ma al contempo è uno dei team manager con più esperienza nel motomondiale. Quasi inevitabile quando sei figlio del 12+1 campione del mondo Angel Nieto, vero e proprio pilastro del motociclismo: bravo con le corse, negli affari, nel carattere giocoso. Uno che sapeva divertirsi e non mancava di farlo, attento però a trasmettere la passione al resto della famiglia. In una lunga intervista per El Mundo, Pablo ricorda il padre, ma non manca di raccontare il Team VR46 dagli inizi al primo anno nella MotoGP: “Non ero bravo a scuola e mio padre, per impedirmi di fare le corse, mi propose una scommessa. Mi mandò a studiare all'estero per un anno, in Svizzera, dicendo che mi avrebbe lasciato correre solo se avessi passato tutti gli esami. Inaspettatamente ci riuscii e tornando insistetti per correre in moto... Col senno di poi sono molto grato a mio padre per la sua decisione, perché andare a studiare in Svizzera mi permette di fare il lavoro che faccio oggi”.
Un lavoro che, spiega Pablo, porta avanti da dodici anni, quando ne aveva 30: “Ero giovane, ma lo volevo davvero. Con mio fratello Gelete ho costituito una squadra MotoGP che non è andata bene a causa della crisi immobiliare che ha colpito il nostro sponsor principale, poi ho iniziato a lavorare al Team Laglisse. Nel 2013 abbiamo vinto il mondiale della Moto3 con Maverick Viñales e poco dopo è nata la possibilità di andare a lavorare con Valentino. Non potevo dirgli di no”.
L’amicizia tra i due risale ai tempi in cui Aprilia faceva il bello e il cattivo tempo nel motomondiale, precisamente nell’anno in cui Valentino vinse il suo primo titolo: “Abbiamo avuto la fortuna di incontrarci nel 1997, alla presentazione a Jarama di uno scooter Aprilia. Quel giorno abbiamo distrutto quattro scooter e da allora andiamo molto d'accordo. HO iniziato nella VR46 assieme a Vittoriano Guareschi, ma lui e Vale non si capivano ed è venuto a cercarmi. Ora lavoriamo insieme da molto tempo”.
Lavorare con lui, spiega Nieto, è decisamente positivo, principalmente perché Rossi è un grande appassionato. Anche se non averlo in pista richiede di passare molte più ore al telefono: “Valentino è il titolare e siamo fortunati che gli piaccia, è molto interessato alla situazione dei piloti, agli allenamenti che facciamo, a come sono i meccanici, alle parti che hanno... Ogni consiglio che dà è sempre buono. È come prima, con i team Moto3 e Moto2, solo che fino a quest'anno ci parlavamo di persona, sui circuiti, ora passiamo più ore al telefono”.
Quando gli viene chiesto della famigerata sponsorizzazione con Aramco, conclusasi con un nulla di fatto (dopo la promessa di 18 milioni di dollari), Nieto preferisce concentrarsi sul presente: “Creare un team MotoGP è sempre complicato - le sue parole - Hai bisogno di un grande budget e fortunatamente ora abbiamo sponsor importanti come Mooney, Monster o Bardahl a supportarci. Sappiamo di essere nuovi, di avere poca esperienza nella categoria, ma siamo molto appassionati e non siamo qui per riempire la griglia. Affatto. Vogliamo farlo davvero bene. L'obiettivo adesso è provare a salire sul podio, l’importante però è essere protagonisti, farsi vedere in tv. Se appari in TV significa che stai lavorando bene”.
Infine, Pablo Nieto svela che la Ducati GP22 guidata da Luca Marini è molto simile alla GP21 di Bezzecchi. Un discorso in linea con quanto dichiarato da Enea Bastianini dopo il GP delle Americhe, quando il pilota del Team Gresini ha dichiarato di non sentirsi avvantaggiato rispetto agli ufficiali: “Le differenze tra le due moto sono molto piccole. Per un pilota come Bezzecchi, ad esempio, sono quasi inestimabili, le due moto sono molto, molto simili, davvero”.