Il 2021 della Yamaha sembra cominciato, purtroppo, nel segno della continuità. Quello che fino al 2015 era stato il Team di riferimento in MotoGP ha lentamente perso il suo peso specifico, incassando una brutta sconfitta da Suzuki con cui condivide buona parte delle scelte tecniche. Eppure i piloti non mancano e i risultati nemmeno, 7 vittorie su 14 GP disputati nel 2020 non sono certo numeri di cui lamentarsi. Tuttavia, nell’anno dell’assenza di Marc Marquez, ad Iwata hanno sofferto più di quanto fosse lecito aspettarsi, gettando un mondiale che dopo la doppia di Jerez sembrava già vinto da Quartararo. La sensazione, pur con tutti gli attenuanti del caso (dalle complicazioni dovute al Covid al rapporto fra team satellite ed ufficiale) è che manchino organizzazione e tempismo.
Manca organizzazione perché è difficile accettare che Yamaha, una delle squadre più prestigiose al mondo, si trovi costretta a sostituire le valvole del motore a metà stagione. Ma soprattuto è incredibile che stia lottando da anni contro gli stessi problemi, in primis grip e velocità massima. Inizialmente, con l’introduzione della centralina unica, si pensò ad un ritardo nell’adattamento al software, ma con il passare delle stagioni sembra piuttosto che il progetto M1 sia troppo lontano da ciò che chiedono gomme ed elettronica. I giapponesi affinano in continuazione, ma forse sarebbe il caso di ripartire da zero.
Allo stesso modo, anche il tempismo non è stato dei migliori. Rinnovare il contratto a Maverick Vinales a gennaio per paura che Ducati potesse metterci le mani si è rivelata una scelta quantomeno discutibile, così come assumere Jorge Lorenzo in qualità di tester per poi non farlo lavorare. Per non parlare del fatto che Franco Morbidelli, il più vincente del quartetto Yamaha, sarà l’unico pilota a non avere una moto aggiornata per il 2021.
Anche in merito allo sviluppo i piloti Yamaha non sembrano d’accordo. Valentino Rossi ha dichiarato che: “Il problema più grande è che in Giappone si prova su piste - e io ci sono stato - che non hanno nulla a che fare con quelle europee… Se Crutchlow è motivato può spingere la moto al limite e farlo meglio di un collaudatore tradizionale, ma il test team ha bisogno di un programma serio”. Come a dire che al momento a mancare non è il pilota, ma il lavoro da sottoporgli. Le idee, le soluzioni, i materiali. Se è vero che lo sviluppo del motore è congelato, è altrettanto vero che per rendere la moto più competitiva ci sono diverse strade, dalla ciclistica all’aerodinamica, ma che Yamaha non sta lavorando abbastanza.
Maverick Vinales, al contrario, è convinto che Cal possa cambiare le cose: “Il prossimo anno sarà diverso, perché non dovrò provare i pezzi, lo farà lui - ha dichiarato lo spagnolo - Cal è molto diretto nei commenti e, se c’è qualcosa che non funziona, lo dice subito”. Neanche tra i piloti quindi si è trovata una linea comune. Miracoli dello sviluppo esclusi poi, resta da capire come Vinales e Quartararo gestiranno una Yamaha M1 più capricciosa del solito. Nessuno dei due, al momento, sembra abbastanza forte sul piano mentale per guidare sopra ai problemi. Che sia ancora una volta Franco Morbidelli a dover salvare la Yamaha? A sentire Lin Jarvis la situazione non è così problematica: “È sempre difficile prendere decisioni in anticipo - le parole del Team Manager - In un certo senso fa parte del gioco, a un certo punto devi prendere una decisione con tutte le informazioni che hai, cercando di valutare tutti gli scenari. Fai la tua scelta e poi la devi seguire. E io sono contento delle nostre scelte”.
Speriamo che lo siano anche i piloti.