La stagione 2024 non è ancora finita in MotoGP, eppure abbiamo già la certezza che, per il terzo anno consecutivo, sarà un pilota Ducati a vincere il titolo. Ed è naturale cercare le motivazioni nascoste, o comunque meno evidenti, di questo dominio: se è vero che il tempo in questo sport si fa togliendo i centesimi, allora dev’essere anche vero che a fare la differenza sono tante piccole cose, approcci differenti. Così ci siamo trovati a parlare con Andrea Gorfer, l’ingegnere di Ducati Corse che, dal 2022, sta progettando un robot per mappare i circuiti del mondo con guida autonoma e sensori lidar, tecnologia che si traduce in un grosso passo in avanti rispetto ai carrellini da scansione che vengono impiegati adesso in MotoGP. Il robot, ci dice Andrea, è costruito sfruttando la tecnologia Lenovo, che dal 2018 è partner tecnologico di Ducati Corse in MotoGP e dal 2021 è Title Sponsor del Ducati Lenovo Team in MotoGP. Il che ci ha portato a un’altra domanda: quanto aiuta una collaborazione come questa nella ricerca del tempo sul giro? Abbiamo cercato una risposta con Lara Rodini, Global Sponsorships Director di Lenovo. Lara ci ha parlato di corse, di partnership e di passione, uscendosene con una frase degna di essere applicata pressoché a tutto: “Quello che so è a disposizione. Nel momento in cui mi metto a disposizione però, imparo anche io”.
Quella tra Ducati e Lenovo sembra, da fuori, una partnership sia commerciale che tecnica. È così?
“Esatto, principalmente tecnica. Abbiamo cominciato a collaborare nel 2018 e ci siamo posizionati come official sponsor. Poi nell’arco di un paio di anni siamo diventati Title Sponsor Ducati raggiungendo il massimo coinvolgimento. Nonostante questo entrambi vogliamo che sia una partnership. Lavoriamo insieme, sia sulla tecnologia che nel marketing. Mi piace pensare che ci concentriamo su innovazione, prestazioni e ingegneria. Tramite questa alleanza mettiamo a disposizione tutte le forze di Lenovo per offrire a Ducati la possibilità di spingere sempre più avanti i confini in MotoGP”.
Quando vi siete resi conto che la MotoGP è uno sport data driven, quindi basato in buona parte sui dati?
“Ci tengo a dire che il pilota ha sempre la sua importanza, questo è fuori discussione. Certo che oggi fornire i dati è fondamentale, soprattutto in un mondo come quello della MotoGP dove sappiamo che i millisecondi fanno la differenza. Tu riesci ad abbassare quel numero, il tempo, nel momento in cui hai i dati che ti permettono di prendere le decisioni nel minor tempo possibile. Detto questo, il pilota è fondamentale perché è lui che guida la moto, che va in pista e che prende le decisioni. Già quando abbiamo iniziato, nel 2018, ci siamo focalizzati immediatamente su raccolta e analisi dati e da lì si sono sviluppati una serie di progetti che hanno portato in maniera molto naturale a decidere che la collaborazione si sarebbe dovuta spostare a un livello superiore, perché c’era tanto da fare insieme. Abbiamo cominciato fornendo i primi sistemi, per poi sviluppare tutto l’HPC (High Performance Computing, ndr.) e a oggi Ducati utilizza l’intero portfolio di Lenovo, una piattaforma completa per raggiungere l’obiettivo di eccellenza che da sempre ricerchiamo”.
Avete fatto dello sviluppo anche in termini di hardware per Ducati?
“Ducati sfrutta l’hardware che abbiamo a disposizione, poi è fuori discussione che ci possono essere delle variazioni. Diciamo che dipende soprattutto dall’obiettivo che vogliamo raggiungere. Ci capita di lavorare alla personalizzazione mirata”.
Abbiamo appena parlato con Andrea Gorfer, l’ingegnere che ha sviluppato il robot per la raccolta dati in MotoGP proprio in collaborazione con Lenovo. Come è andata?
“Ducati ha avuto questa idea, l’ha condivisa con noi e i tecnici hanno cominciato a lavorare insieme per capire quali fossero le necessità specifiche, in modo da mettere a disposizione i nostri prodotti per sviluppo e implementazione. Quella - ripeto, l’idea è Ducati - una customizzazione vera e propria. Ed effettivamente in questo siamo dei precursori”.
Dove andrà lo sviluppo tecnologico nei prossimi anni?
“Abbiamo diverse cose in mente con Ducati, chiaramente seguiremo un filone importantissimo che è quello dell’intelligenza artificiale. Ci saranno dei progetti nuovi, anche se di più non posso dire”.
Questo è un mondo molto particolare, perché da un lato è estremamente tecnico e dall’altro profondamente umano, quasi selvaggio. Lavorare nell’IT e farlo a stretto contatto con i piloti ha cambiato la tua prospettiva?
“Mi piace questa domanda. La risposta è sì, nella mia posizione c’è sempre un cambio di veduta. Lavoro nell’IT e nei motori da più di vent’anni, con Ducati sono partner da sei anni e con loro - ma anche con altre aziende con cui ho lavorato in passato - portiamo avanti una collaborazione vera e propria, mettiamo a disposizione le nostre conoscenze per poi discutere su base quotidiana. Quello che so è a disposizione. Nel momento in cui mi metto a disposizione però, imparo anche io. Perché essere partner è camminare insieme, conoscersi sempre di più. Quello che per me può essere prioritario può non esserlo per il partner, è un po’ come calzare sempre due scarpe”.
Ducati in questi anni sta vincendo tutto. Avete cambiato approccio dal primo mondiale di Bagnaia?
“Mi sento di dire che il nostro approccio, così come quello di Ducati, non è cambiato. Credo che il nostro modo di vivere insieme questa partnership sia proprio fondamentale al successo, siamo una squadra. Poi certo, ricevere un premio è un’emozione che non cambia, è un momento in più di soddisfazione ed è una motivazione fortissima, però l’approccio resta quello. E forse è proprio il motivo per cui ci siamo scelti”.
Pensate mai all’eventualità di allargare la vostra partnership, per esempio nel prodotto?
“Noi lavoriamo direttamente con Ducati Corse, ma il nostro hardware e le nostre soluzioni sono anche all’interno di Ducati Holding. Tant’è che i risultati che arrivano dalla MotoGP servono all’implementazione e allo sviluppo per il comparto road di Ducati. Siamo anche partner dell’Aruba.it Racing Ducati Team in Superbike, con cui sviluppiamo diversi progetti”.
Nella MotoGP di oggi la tecnologia è fondamentale, ma pure il pilota e la squadra. Quanto pensi incida, in percentuale, ognuno di questi fattori nel raggiungimento della prestazione?
“Difficile dirlo, io voglio credere però che il fattore umano sarà sempre determinante. La tecnologia è a disposizione dell’uomo e lui fa propria la tecnologia. Se gli attori sono tre, tecnologia, team e pilota, direi che la responsabilità la possiamo dividere in parti uguali: 33, 33 e 33”.