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Le MotoGP 2021 girano molto più forte dell’anno scorso nonostante il congelamento dello sviluppo

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

24 luglio 2021

Le MotoGP 2021 girano molto più forte dell’anno scorso nonostante il congelamento dello sviluppo
Il congelamento dello sviluppo motoristico introdotto da Dorna per una questione di contenimento dei costi durante la pandemia non ha fermato le case, anzi. Grazie ad aerodinamica e nuove soluzioni tecniche, una MotoGP 2021 completa una gara circa 10 secondi più in fretta di una 2020


di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Gli effetti della pandemia hanno colpito duramente il motorsport: tra gran premi annullati e circuiti vuoti, gli sponsor, le case e l’organizzatore hanno dovuto stringere i denti per contenere le perdite. Tra i diversi provvedimenti messi in atto da Dorna c’è stato il congelamento dello sviluppo motoristico, pensato per ridurre le spese dei team. Fatta la legge trovato l’inganno, tutte le case - chi più chi meno - hanno lavorato duramente per sviluppare tutte le altre componenti della moto. In primis aerodinamica e ciclistica, ma non solo.

L’ultima grande rivoluzione - come lo era stato il cambio seamless prima e le carene aerodinamiche poi - è il dispositivo di abbassamento per le moto introdotto da Aprilia e Ducati e poi ripreso dalle altre case: si abbassano forcelle e monoammortizzatore e la moto va più forte in rettilineo. Questo, oltre che a complicare ulteriormente le cose per chi non ha il sistema, come Franco Morbidelli o entrambi i piloti Suzuki, ha portato ad un aumento delle velocità massime (a cominciare dal record di Johann Zarco, a 362,4 Km/h in fondo al rettilineo di Losail) e di migliori tempi sul giro.

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Nel 2020 Fabio Quartararo ha vinto a Jerez in 41’22.666, mentre quest’anno Jack Miller ha impiegato 17 secondi in meno nonostante il numero di giri fosse lo stesso. Le condizioni della pista giocano sempre un ruolo importante, così come l’andamento della gara, ma la cosa si è ripetuta anche in altri circuiti come il Montmelò. Al GP di Catalunya infatti, Miguel Oliveira (40’21.749) è stato più veloce di 12 secondi rispetto a Quartararo nel 2020, che ha chiuso la gara in 40’33.176. A riprova del fatto che non si tratta soltanto delle condizioni del tracciato, le classi Moto2 e Moto3 hanno fatto registrare divari molto più ristretti tra un anno e l’altro.

Moto più veloci sono più impegnative, tanto che la sindrome compartimentale è un tema sempre più ricorrente, ma non solo. I circuiti, più larghi per via delle zone di “verde” che permettono di sfruttare maggiormente la pista, hanno vie di fuga sempre meno adatte, rendendo le cadute più pericolose. Lo dicono i piloti, da Valentino Rossi a Marc Marquez: le moto vanno troppo forte.

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Le opzioni sono due, farle andare più piano o allargare le vie di fuga. Anche entrambe. Dorna, MSMA e IRTA stanno valutando se ridurre di un paio di litri (adesso sono 22) il carico di benzina, in modo da costringere i motori a girare più in basso, ma chiaramente le logiche dello spettacolo ne uscirebbero danneggiate. Basti pensare alla Formula 1, in cui buona parte dei record sono stati ottenuti prima dell’introduzione dell’ibrido. Altra soluzione potrebbe essere quella di alleggerire le moto, riducendole in potenza ma migliorando la velocità in curva. Che, va detto, con le ultime specifiche Michelin è aumentata a dismisura.

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