"La VR46 ora è più simile a un'azienda in cui ogni reparto è gestito in modo indipendente, perchè c'èuna nuova persona che si è unita all'Academy e che è seduta dalla mia parte, mentre dall'altra parte del tavolo ci sono Pablo (Nieto, ndr) e Uccio (Alessio Salucci, ndr). Quest'anno, quindi, le cose sono un po' cambiate"- Sono parole di Luca Marini, che ha rivelato così le nuove dinamiche tavulliesi volute da Valentino Rossi non solo per il Team Mooney VR46,ma per tutta la struttura della VR46 Academy.Sia inteso, non significa che c'è contrapposizione o che non ci sia sinergia, ma significa semplicemente che, proprio come funziona in una grande azienda, ogni comparto persegue il suo interesse. Con Luca Marini che, quindi, è sì il fratellodi Valentino Rossi e un pilota cresciuto nell'Academy, ma che ha pur sempre come prima prima controparte la sua stessa squadra. Ok l'amicizia, quindi, ma quando ci sono questioni di lavoro da definire è fondamentale che ognuno abbia il suo ruolo.
E' così che Valentino Rossi ha voluto e è così che si sta lavorando ormai dall'inizio di questa stagione, con Luca Marini che, nella lunga intervista rilasciata ai coleghi di SpeedWeek, che ha aggiunto: "Ora è meglio, prima era tutto un po' strano. L'anno scorso e quando ero in Moto2 le cose erano complicate, ora è tutto più normale, ma il mio rapporto con Uccio e Vale è sempre stato buono, anche se loro rappresentano gli interessi della squadra sanno cosa significa essere al mio posto". Assetti che mutano, quindi, non solo nelle moto, ma anche nelle strutture che fanno correre le moto, con Luca Marini che però resta convinto che alla fine di tutto sia sempre e solo il pilota a fare ancora la differenza: "E' il pilota quello che fa la differenza! I tecnici sono importanti perché lavorano sulla moto, ma l'atmosfera è creata dal pilota. Il motociclismo sembra essere uno sport individuale, ma è il modo in cui il gruppo lavora che fa cambiare tutto. Anche se finisce per essere sempre il pilota a dover presentare il lavoro a tutto il gruppo in 40 minuti".
Il resto, poi, lo fanno i risultati che, quando arrivano, rendono migliore l'intero ambiente e diventano stimolo a fare ancora meglio e ancora di più. Una situazione che nel Team Mooney conoscono bene, visto che di ottimi risultati ne sono già arrivati, con Luca Marini che, però, sente di avere ancora molto da dare, ma senza dimenticare tutto quello che ha già raggiunto e grazie a chi: "Tutti lungo la strada mi hanno aiutato a diventare il pilota che sono oggi. Penso che ogni persona con cui ho lavorato sia stata molto importante e lo è stata sin dai tempi della Moto3. Mi piace imparare da tutti quelli con cui lavoro".
Lo ha fatto negli anni e ha dovuto farlo anche per le cose negative, ritrovandosi spesso "accusato" di essere un privilegiato o di essere arrivato al mondiale solo perchè fratello di Valentino Rossi. Critiche a cui Marini non ha mai risposto direttamente, creando una sorta di corazza e andando avanti per la sua strada, anche accorgendosi che, alla fine dei giochi, la critica a tutti i costi è un po' tipica degli appassionati italiani. In molti, ad esempio, sono durissimi con Pecco Bagnaia, nonostante un titolo mondiale riportato in Italia dopo tanti anni. "Purtroppo non è solo il caso di Pecco - ha concluso Luca Marini - Noi italiani siamo sempre molto critici, quindi non è proprio facile farsi valere. Sin da quando ero piccolo, sono sempre stato trattato in modo diverso dai media rispetto agli altri piloti a causa del mio legame con Vale. Sono quindi molto ben preparato per tali situazioni e so come comportarmi. E comunque sono anche convinto che non è vero che prima era tutto migliore: prima potevi tifare per quattro piloti, non c'erano altri se non Vale, Jorge, Dani, Stoner e poi Marquez. Al giorno d'oggi almeno quindici piloti sono in grado di vincere. Ciò rende più facile per i fan identificarsi con i piloti che preferiscono. Non ha senso copiare il passato, dobbiamo andare per la nostra strada e generare nuova passione per la MotoGP".