I due si conoscono, si stimano, hanno condiviso un amore grande per la Rossa che fa perdere la testa e, ultimamente, si sono ritrovati pure a fare i conti con una triste separazione. E, diciamolo senza peli con la lingua, con modi non proprio elegantissimi. Chaz Davies e Andrea Dovizioso sono due bandiere della stessa azienda, ma sono anche piloti e il motorsport deve andare avanti. Sempre e senza troppe romanticherie. Ecco perché al primo, Davies, Ducati ha preferito un ragazzo più giovane reduce da una stagione entusiasmante e perché col secondo, Dovizioso, si è arrivati alla rottura. Una rottura che, però, per Andrea Dovizioso è sicuramente più drastica e definitiva di quella di Chaz Davies, per il quale forse potrebbe aprirsi un qualche spiraglio alternativo su cui si sta lavorando proprio in questi giorni. In ogni caso si chiude un capitolo e verrebbe da suggerire ad Andrea Dovizioso di provare a prendere spunto proprio da Chaz Davies per un saluto degno di una grande storia.
Il britannico, infatti, ha vinto la sua ultima gara in sella alla Rossa ufficiale, all’Estoril, e piuttosto di cedere al nervosismo ha trovato il modo di concentrare tutte le energie su un finale di stagione che facesse vacillare anche le emozioni di tutti quei tifosi Ducati che non vedevano più di buon occhio la sua permanenza. Insomma: testa bassa e accelerare. A dirlo sembra facile, ma sappiamo che non lo è. Però se riuscisse anche ad Andrea Dovizioso significherebbe davvero poter mettere le mani su un mondiale che in casa Ducati manca dai tempi di un certo Casey Stoner. Da quell’unica volta in cui la Rossa ha regalato la realizzazione di un sogno all’Italia dei motori. E sarebbe, appunto, un addio veramente speciale. C’è un’altra tappa ad Aragon, poi ce ne saranno due a Valencia dove forse le caratteristiche della pista non sono le migliori per il motorone Ducati, poi ci sarà Portimao che, invece, è una incognita per tutti. Il gap potrebbe colmarlo il cuore, la voglia di farcela veramente e, magari, di girare i tacchi e uscire di scena nella maniera scelta, e riuscita, proprio a Chaz Davies in Superbike.
Prendendo, magari, in prestito proprio le parole che il britannico - dopo la festa, dopo le lacrime per una storia che finisce, dopo anche la delusione per la dura legge del motorsport - ha affidato al suo profilo Facebook: "La critica non conta: non l'uomo che fa notare come è inciampato a un altro uomo il vero uomo forte. E non è nemmeno sottolineare quando chi ha fatto qualcosa avrebbe potuto farlo meglio. Il merito – scrive Chaz Davies - appartiene all'uomo che si trova effettivamente nell'arena, il cui volto è marcato dalla polvere, dal sudore e dal sangue; che lotta valorosamente; che sbaglia, che torna, che insiste ancora e ancora, perché non c'è sforzo senza errori e carenze; ma chi si impegna effettivamente a fare le azioni, chi conosce grandi entusiasmi, i grandi sacrifici, chi si spende in una causa degna, chi al meglio conosce alla fine il trionfo dell'alto traguardo e chi, nel peggiore dei casi, se fallisce, almeno fallisce mentre è audace, affinché il suo posto non sia mai con quelle anime fredde e timide che non conoscono la vittoria e nemmeno la sconfitta".
Provarci, quindi, senza nessuna remora, senza nessun freno e, se serve, anche oltre il limite. Parole, quelle di Chaz Davies, che nel box Ducati in queste ultime tappe del mondiale di MotoGP, dovrebbero essere attaccate e riportate ovunque, in ogni spigolo, in ogni parete e persino sul serbatoio della Desmosedici di Andrea Dovizioso, così da non dargli modo di dimenticarle e così da averle sempre a portata di mano.