Calcio e passione, fede e amore. È stato un Daniele Adani Show quello andato in scena sul set di Mow Magazine durante il Pistoisfree live room, format in diretta su Instagram che coinvolge gli account del direttore Moreno Pisto e quello di Mow Magazine in una serie di interviste con ospiti d’eccezione. Assieme all’ex calciatore e adesso commentatore di Sky anche Simone Fugazzotto, artista milanese e amico fraterno di Lele.
A partire dalla finale di Champions League vinta dal Chelsea, dalla storia di Thomas Tuchel e un’analisi della partita. “Il calcio è fatto di episodi, è una guida, bisogna entrare nell’ottica di saper analizzare le emozioni, viverla a pieni polmoni senza mezzi termini, pur mantenendo lucidità – dice Lele Adani - Detto questo il Chelsea ha meritato, ha fatto tutto bene, ha difeso quando doveva, è ripartita e ha proposto un ottimo calcio, soprattutto il primo tempo”. Vittoria dei Blues e sconfitta di Guardiola? Forse, ma quel bacio alla medaglia “d’argento” ha fatto capire a tutti una cosa. Pep è un vincente. Perché si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie e la prima finale persa in Champions, per l’allenatore del City è un nuovo inizio.
C’è da dire che però gli undici iniziali dei Citizens hanno sollevato più di un dubbio. Non era il caso di inserire una mezz’ala pura come Rodri (che peraltro ha sempre giocato) invece di due fantasisti come De Bruyne e Foden? “Rodri è la continuità spagnola di Sergio Busquets, la forza del City di questa è stata partire con Rodri e un’altra mezzala di qualità, sulla costruzione Cancelo da terzino faceva il mediano e la mezzala diventava trequarti e la trequarti diventava punta. Secondo me voleva giocare la palla velocemente, ma il Chelsea ha letto benissimo l’altezza delle pressioni, c’è stata una vittoria anche tattica dei Blues”.
Lo spunto per parlare di serie A arriva dai commenti: “Lele Adani vieni ad allenare l’Inter”. La partenza di Antonio Conte ha visto Simone Inzaghi salire come candidato numero uno per la panchina nerazzurra. È però Simone Fugazzotto a raccontare un aneddoto “sull’ultima cena” dell’allenatore campione d’Italia: “La sera ho cenato con il mister e sembrano passati sette mesi, non mi sembra vero – come lo hai percepito Antonio Conte quel giorno? Lo interroga Lele Adani – Ho partecipato a una Last Dance senza rendermene conto, c’era un clima di felicità pura, lui si era sbilanciato dicendo che voleva rimanere, ci aveva dato la sensazione che si potesse arrivare a far funzionare qualcosa”.
Dalla Serie A alla… Serie A. C’è stato il momento anche di parlare delle Neopromosse nella massima serie, Empoli, Salernitana e Venezia. “Tre promozioni meritate, l’Empoli ha proposto un grandissimo calcio, la Salernitana ha riscoperto un modo di fare con Castori pratico e cinico, lasciando dietro una squadra come il Monza che potenzialmente poteva partire così in serie A. Per il Venezia sono contento per Ivan Cordoba che è entrato nella dirigenza a gara in contro, hanno un allenatore bravo come Paolo Zanetti, partiti da quinti avevano tutti i risultati a sfavore. Complimenti a chi ce l’ha fatta”.
Durante l’intervista-chiacchierata sono poi usciti i 28 convocati per gli Europei (adesso 26 con Raspadori dentro e Mancini, Pessina, Politano out nda). Non solo l’esclusione di Moise Kean, secondo miglior marcatore del PSG dopo Mbappè, ma anche la scelta di convocare soltanto quattro terzini, due per ruolo: “Tanti difensori centrali e pochi i terzini, c’è Sensi vedo…secondo me Sensi non dico che è una sorpresa però ha giocato poco, l’Inter ci metteva Eriksen a quel posto, conterà molto in quei venti giorni come entrerà nelle rotazioni, se sarà in forma sarà molto importante – analizza Lele Adani – Secondo me Belotti/Immobile, prende Bernardeschi, Berardi e Politano, tre che partono defilati…ha preferito i mancini per il suo 4-3-3 atipico”.
Come non parlare poi di Futbol argentino, in particolare degli apodos, i soprannomi affibbiati ai calciatori da ragazzini che per caratteristiche fisiche, momenti particolari o semplici passioni, si porteranno dietro per tutta la vita: “Nel racconto si accompagnano bene, dentro a quel tipo di calcio che è molto passionale, fidelizzante. Chi ascolta e chi racconta sono la stessa cosa, i protagonisti si fondono con la gente che vive l’evento, in questo il soprannome è fantasistico – continua Lele Adani – Magari vengono presi da casualità di episodi nelle giovanili, penso al mio amico Almeyda El Pelado che quando entrò nell’accademia del River Plate era pelato, però ha sempre avuto i capelli da indios, El Jardinero Cruz perché girava in campo con il trattorino”.
Nomi e cognomi, botta e risposta. Moreno Pisto chiede Lele Adani risponde. De Zerbi allo Shakhtar Donetsk? “Sconfitta del calcio italiano” risponde secco, Enzo Maresca al Parma? “Una bella visione, faceva l’U23 con Guardiola, in un Parma che deve rifondare, è un ragazzo ha esperienza all’estero, può essere l’uomo giusto”.
Cosa chiederai ad Allegri il primo giorno che vi vedrete? “Gli chiederò se in questi due anni ci sono delle cose che ha maturato, perché quando gli allenatori stanno fermi stanno male, quell’adrenalina che ti spreme dentro quando sei fuori ti manca, trovi certezze e metti in discussione delle cose. Il calcio è veloce pensate a Tuchel, a Flick (allenatore della Germania) dove erano due anni fa. In due anni cambiano tante cose”.
Immancabile poi la questione Gianluigi Donnarumma che si svincolerà dal Milan. Lele Adani, anche in questo frangente, è molto chiaro: “Nessuno può mettersi nei panni del ragazzo, nelle dieci squadre più forti farebbe il titolare in otto. La mia obiettività non mi porta a giudicare la scelta, ma è il modo comunicativo che poteva essere fatto diversamente. Ci sono state più occasioni per essere più chiaro con il popolo che tu rappresenti, per manifestare e condividere le tue indecisioni, le tue titubanze, se sei forte a un’età così giovane devi essere pronto anche crescere a così velocemente”.
Chiusura dedicata ai tifosi, il calcio è della gente e deve rimanere tale. Tutto deve ruotare intorno ai tifosi, Lele Adani non smetterà mai di ripeterlo: “Si vive con la gente e non sopra, l’entusiasmo, la voglia di festeggiare. I tifosi anche nel racconto ti trascinano, ti fanno restare lucido. Se non c’è la gente che non rende magico il calcio fai il tuo lavoro solo perché devi farlo”.