Stasera è LA Sera. Hai voglia a dire che oramai siamo in finale, hai voglia a dire che siamo in un periodo di vittorie dove le cose riescono facile. Sono i gufi che parlano così. Questo, poi, è IL Derby. Simone Inzaghi lo ha detto prima della partita di andata ma tra le due partite quella più importante è quella che ci sarà stasera. Il ritorno. Il ritorno a casa o il ritorno in finale. Dipende da come andrà. Quella di stasera sarà IL Derby, LA Sera, perché da una parte c'è il rischio del godimento, dall'altra quello dell'onta. Che non si potrà mai lavare. Mai sopire. Mai superare. Immaginiamoci la peggior fine: il Milan ribalta il risultato e va a Istanbul. Il Milan dei tutto sommato mediocri giocatori che ci fa il culo (lasciamo perdere che non è vero ma questa sarebbe la narrazione che verrebbe fatta e che ci porteremo dietro a vita). Il Milan che ci ride in faccia il giorno che credevamo di avercela già fatta. Immaginate i cori, gli sfottò. Loro sono stati in B. Noi avremo subito la remuntada. No, nostri Lukaku, nostri Onana, nostri Brozo, Di Marco e Barella. Questo non deve avvenire. Noi stasera dobbiamo entrare nella Storia. Noi dobbiamo entrare consapevoli che negli ultimi derby tutte le sconfitte sono state di misura, molte delle vittorie invece plateali. Parole d'ordine: umiltà ma partire all'attacco. Stile ritorno col Benfica. Pronti via, gol di Barella. Sarebbe bellissimo. Un sogno.
Io non mi fido. Non fidatevi nemmeno voi. Lukaku nei gol e negli assist, lo dicono i dati, è tornato quello del miglior Conte. Sappiamo che più passerà il tempo più potremo fare male. I nostri innesti sono migliori di quelli rossoneri. Sappiamo che Leao e Theo sono stratosferici ma anche che Leao tornerà proprio stasera dopo un infortunio e a questi livelli il recupero non è mai pieno in tempi così veloci. Quindi? Quindi facciamo proprio come Theo su Dumfries all'andata: primo pallone primo intervento. Come ci insegnavano nei campi di periferia da ragazzi. Darmian sarà l'uomo chiave. Sappiamo che noi in difesa abbiamo tre italiani e solo loro sanno cosa può significare arrivare in finale con una squadra italiana. La retorica dei tre pilastri italici. Sappiamo che c'è un popolo, qui fuori, che ha presente cosa disse Samuel Eto'o negli spogliatoi prima della finale Champions del triplete: o moriamo sul campo per portare la coppa o moriamo dopo perché ci ammazzano i nostri tifosi. Sostituite la parola coppa con la parola finale. Non è una minaccia. È amore. È tutto ciò che precede i momenti importanti: paura, ansia, consapevolezza, coraggio, forza. È tutto ciò che chiediamo a voi di mettere in campo: la paura da controllare per non abbassare la guardia, l'ansia che porta la lucidità, la consapevolezza che possiamo fare ancora molto meglio dell'andata. E quel coraggio e quella forza che ci possono portare dritti a vincere in maniera netta. Potente.
Per molti di voi e per molti di noi c'è qualcosa di più, infine. Il fatto che in qualche modo non possiamo sperare che questa cosa potrà ricapitare tanto facilmente, a breve. Pensate ai vostri figli. Ai nostri. Pensate a tutte le emozioni che potrete scatenare, all'amore che faremo per festeggiare, alle vite che cambierete. Pensate a questa come un'occasione che non ricapiterà. È questa la vera impresa, portarci dove mai avremo pensato di arrivare. Non quella di ribaltare il risultato. Capite, la differenza di grandezza? Noi pensiamo alla gloria, il Milan non potrà che pensare a questi 90 minuti. Vivete, giocate come se questa fosse la vostra ultima partita della vita. E il domani, a partire dal domani di domani mattina e di questa notte, sarà bellissimo. Regalateci questo domani. Forza Inter. All'attacco, sempre!