Si parla ancora di salute mentale nel motorsport, un tema sicuramente più raccontato al giorno d’oggi piuttosto che dieci anni fa ma non abbastanza da renderlo pane quotidiano, per rimarcarne l’importanza. Questa volta a farlo è il vincitore del Gran Premio di Silverstone, Lewis Hamilton, nonché uno dei piloti attuali in griglia che ha vissuto più ere e generazioni della Formula 1, con le sue evoluzioni positive ma anche negative. Infatti, se ad oggi almeno se ne parla di salute mentale, quando il piccolo Hamilton metteva le mani su un volante di una formula per la prima volta era certamente un argomento trascurato. Partendo dal pregiudizio del pilota forte e indistruttibile, spesso il fattore mentale è stato lasciato da parte nell’analisi della quotidianità vissuta dai protagonisti del mondiale - e non solo, perché è un quadro che include sempre più persone, soprattutto in un panorama come quello del motorsport, sempre in movimento e sotto i riflettori.
Ad oggi invece, soprattutto dopo il lavoro di sensibilizzazione realizzato da Lando Norris, che ha dedicato anche diverse livree dei suoi caschi al tema, la salute mentale non è più un tabù. Con l’avvento della popolarità della Formula 1 sono cambiate tantissime cose in pochissimo tempo: è stato cinque anni fa che il motorsport è entrato nella sua era d’oro, arrivando sugli schermi di tutti e, soprattutto, sui social - e grazie alla serie tv Netflix Drive to Survive che ha lanciato il prodotto della Formula 1 sul mercato più affamato. Il pilota ha smesso di essere un “semplice pilota” per diventare un personaggio, che le persone vogliono conoscere sia dentro che fuori dalla pista al massimo delle possibilità. Al tempo Lando Norris non aveva nemmeno vent’anni e la cassa di risonanza di tutta questa popolarità gli è rimasta stretta addosso come poco altro.
Perché tante cose influenzano la performance di un atleta e più che mai lo fa la mente, che insieme alla concentrazione e alla voglia di fare bene, deve coordinare pregiudizi, insulti, ansie e chi più ne ha più ne metta. La salute mentale è estremamente importante, sia fuori che dentro al paddock, e purtroppo è un problema che diventa sempre più serio a 360 gradi. Dopo la sua vittoria a Silverstone, che ha emozionato forse tutto il mondo del motorsport, Lewis Hamilton in sala conferenze all’ascolto dei giornalisti ha voluto sì, celebrare quanto fatto, ma ricordando i momenti difficili, che esistono per tutti e che hanno toccato anche lui. “Le volte in cui si ha la sensazione di non essere abbastanza sono tante. Abbiamo avuto non poche difficoltà con il team e personalmente, quindi la sfida costante è quella di alzarsi dal letto per dare il massimo” inizia il sette volte campione del mondo, che negli ultimi due anni ha visto la sua carriera ridimensionarsi e prendere una direzione diversa rispetto a quella abituale, con il dominio di Max Verstappen che non ha lasciato spazio a nessuno. “Viviamo in un’epoca in cui la salute mentale è un problema reale e serio. L’ho sperimentata io in primis, non voglio mentire, quando pensavo che fosse finita, che non avrei mai più vinto una gara” continua Lewis, emozionato ancora dopo più di un’ora dalla vittoria.
Lui, che prima di quel momento dice di non essersi mai emozionato per un risultato così, che è uno dei piloti che rimarranno per sempre nella storia della Formula 1 sia per le azioni fatte in pista che fuori. Proprio come aprire un dibattito sulla salute mentale dopo una delle vittorie più iconiche della sua carriera, per provare a togliere un altro po’ di polvere dalla scatola che contiene questo argomento così prezioso ma importante. Non è facile ad oggi riuscire a vivere serenamente, senza preoccupazioni. Basta pensare che la parola ansia è diventata una delle più usate da tutti. E quindi bisogna dare voce a chi ha il coraggio di parlarne così, come ha fatto Lewis Hamilton, con l’obiettivo di renderlo sempre meno un tabù e sempre di più un’attenzione da dare, togliendo tutta la superficialità