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Lin Jarvis è comunista così: “Le concessioni? Purtroppo ci servono. Per me ci sono troppe Ducati, ce ne vorrebbero solo sei”

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

7 dicembre 2023

Lin Jarvis è comunista così: “Le concessioni? Purtroppo ci servono. Per me ci sono troppe Ducati, ce ne vorrebbero solo sei”
Secondo Lin Jarvis, amministratore delegato di Yamaha Racing, le concessioni aiuteranno le giapponesi a tornare in alto in MotoGP, anche se non basta: “Ducati ha offerto moto molto potenti a un prezzo vantaggioso, ma per me non dovrebbero essercene più di sei”. Ma davvero?

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Finita la stagione e con lei i test di Valencia, nel paddock della MotoGP si è tornati a parlare di concessioni. Il nuovo regolamento, in vigore dal 2024 (di cui vi parliamo qui) aiuterà le giapponesi, Honda e Yamaha, dando una piccola spinta anche a KTM e Aprilia, mentre Ducati si ritroverà a dover sfruttare con attenzione tutte le occasioni di sviluppo, da cui sono state eliminate le wildcard. A questo proposito, in un’intervista ai colleghi di Speedweek, Lin Jarvis ha parlato piuttosto chiaramente: “Le concessioni, purtroppo, saranno molto importanti per noi. Se vogliamo fare ancora un passo avanti abbiamo bisogno di più opzioni per i test. L’anno prossimo avremo solo due piloti. Il test ci aiuterà, ci darà più libertà. Possiamo usare più motori e anche cambiare le specifiche durante la stagione”.

Nello specifico secondo il numero uno di Yamaha Racing il problema non è tanto la potenza massima del motore quanto l’accelerazione fuori dalle curve, che diventa un problema ancora più evidente quando la MotoGP corre su asfalti a bassa aderenza. A questo si aggiunge l’impossibilità di sfruttare le prestazioni della gomma nuova per la qualifica. Tutte cose che, secondo Jarvis, verranno sistemate con il nuovo regolamento che in Ducati, inutile dirlo, non è stato accolto con grande entusiasmo: “So che alcuni non sono d’accordo”, ha detto il manager. “Ma c’è anche chi pensa che in MotoGP ci siano troppe Ducati ed è quello che credo anche io. Neanche questo è sbagliato. Loro hanno venduto ai team privati queste moto molto veloci a un buon prezzo, altri non l’hanno fatto e loro adesso hanno otto piloti, ma penso che dovrebbero avere un massimo di sei moto piuttosto che fare quella che qualcuno chiama Ducati Cup”.

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Ecco, a sentirlo parlare così viene in mente Mario Brega in Un Sacco Bello di Verdone, quando si agita dicendo che lui “È comunista così!”. Perché, a ben vedere, se ci sono otto Ducati in pista è soltanto a causa di una legge di mercato che si trova a pagina due di qualunque manuale di economia: il miglior prodotto al miglior prezzo è quello che venderà meglio. Nessuno obbliga Yamaha a vendere care le sue moto o a farle più lente, anzi: se non ci fossero otto Desmosedici in griglia di partenza, probabilmente delle concessioni così generose i giapponesi non le avrebbero avute. Poi Jarvis ricorda anche che: “Yamaha e Honda in passato sono state d’accordo a offrire delle concessioni per i nuovi costruttori nel campionato”, cosa assolutamente vera. Il punto di Ducati però è, piuttosto, politico: le modifiche al regolamento andrebbero approvate all’unanimità, invece in questo caso le cose sono andate diversamente. Forse perché, a sentire lui, le case hanno esercitato una certa pressione sull’organizzatore: “E' meglio per il campionato e così potremo evitare che le fabbriche giapponesi lascino la MotoGP in futuro”, ha detto in chiusura, per poi aggiungere che no, Yamaha non ha nessuna intenzione di lasciare il motomondiale.

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