Dopo più di un mese tra silenzi, interrogativi e dubbi, Marc Marquez è tornato a guidare. Lo ha fatto alla sua maniera, tutto o niente, salendo su di una moto da cross per poi passare alla Honda RC 213 V-S sul circuito di Portimaõ. Non pago è tornato in Spagna, ad Aragon, dove ha guidato in pista una CBR 600 RR. L’obiettivo? I test di Sepang del 5 e 6 febbraio, fondamentali per sviluppare una moto radicalmente diversa rispetto a quella impiegata negli ultimi anni. Ne abbiamo parlato con Livio Suppo, sempre lucido nelle sue analisi. Il manager torinese ha parlato del suo ex pilota, ma anche della Dakar di Danilo Petrucci e di un suo possibile rientro in MotoGP per "salutare un po’ di gente nel paddock”.
Parliamo di Marc Marquez: è tornato ad allenarsi e pare che sarà anche a Sepang.
“Penso proprio di si, mi pare che stia facendo di tutto per essere pronto a questa stagione, liberato dal problema agli occhi che evidentemente è passato senza il bisogno di un’operazione. Sono molto contento per lui, è il pilota più forte degli ultimi 10 anni e non si è potuto giocare il mondiale per degli infortuni. Spero che possa tornare al 100% perché se lo merita”.
Se trova il giusto feeling con la Honda può davvero essere ancora una volta il favorito.
“L’anno scorso ha vinto tre gare senza essere in perfetta forma - e con una moto che sicuramente poteva essere migliorata - quindi credo che se anche non dovesse tornare esattamente come prima sarà un potenziale candidato al titolo. Quando è caduto a Jerez, prima dell’infortunio, andava il doppio degli altri. Poi è caduto, certo, ma fino a quel momento era incredibile. È un talento tale che misurarsi con lui sarà dura per tutti anche se non è al massimo della forma”.
Chi può essere il primo dei suoi avversari?
“Sicuramente Pecco ha chiuso la stagione come il pilota più forte in pista, quindi almeno sulla carta è lui. Ogni anno però fa storia a sé, dipende da tante cose. Ricordiamoci di Dani (Pedrosa, ndr.), che a fine stagione andava sempre più forte. A inizio anno di contro aveva sempre qualche guaio: un infortunio, una cosa o l’altra… Ogni anno si parte da zero. Se guardiamo al 2021 sia Bagnaia che Quartararo sono stati fortissimi, anche se Fabio mi sembra un po’ troppo preoccupato della potenza della moto, cosa che invece lo scorso anno non citava: vinceva lo stesso senza lamentarsi, invece mi pare che ultimamente sia un po’ condizionato da questo. Fare un anno come il suo, essendo l’unico pilota Yamaha a fare certe cose ti condiziona, perché se vedi che tutte le Ducati vanno forte ti scende un po’ la catena. Fabio ha dimostrato di aver fatto un salto anche mentale, parte col numero uno - non penso che lo userà - e anche lui è tra i pretendenti al titolo. Ma è un campionato in cui può succedere di tutto, incluso questo maledetto covid. Questa variante è super contagiosa e non è escluso che possa influenzare il campionato”.
Assolutamente. E la sensazione è che sarà così già dai test di Sepang.
“In un campionato con tante gare vicine prendere il covid può essere un problema importante per un pilota. Io credo che, come sempre, fino all’estate sarà difficile capire chi potrà essere un contendente al titolo. Il rischio di saltare delle gare in questo modo, che prima non c’era, diventa un’opzione in più”.
Se non sbaglio saresti favorevole a inserire nel campionato uno ‘scarto’, in modo da non conteggiare nella classifica i peggiori risultati dell’anno di ogni pilota.
“Si, ai miei tempi ne avevo parlato anche con Ezpeleta. Più cresce il numero delle gare in calendario, più un paio di scarti all’anno aiuterebbero a restituire una classifica coerente alla MotoGP. In questo modo il campionato non verrebbe troppo influenzato da incidenti di percorso. In qualche modo garantirebbe anche gare più spettacolari, perché se uno sa di avere dei jolly da giocarsi magari gioca più aggressivo. Se invece sai di non poter sbagliare nulla appena ti si chiude un po’ l’anteriore cominci a pensare ai punti. Capisco che con gli scarti sarebbe più complicato anche da raccontare, meno immediato da capire. Però facciamo l’esempio della Dakar: quest’anno ci siamo goduti un’edizione pazzesca, sopratutto con gli italiani grazie a quello che ha fatto Danilo… Se non avessero introdotto quest’anno la nuova regola del ‘Jolly’ la gara del Petrux sarebbe finita il secondo giorno”.
E quella tappa straordinaria non l’avrebbe vinta. Da appassionato di fuoristrada come l’hai vissuta?
“Sono contentissimo. È stato veramente molto bravo perché con pochissimo allenamento e una caviglia malconcia ha dimostrato di essere, specialmente in alcune tappe, veloce quanto gli specialisti. Tanto di cappello, sono contento per lui che è un ragazzo d’oro. E poi è un vero motociclista, è appassionato di qualunque roba abbia un motore. Gli faccio un grande in bocca al lupo per questa nuova avventura negli Stati Uniti”.
Restituisce un po’ l’idea del livello altissimo che c’è oggi in MotoGP?
“Sinceramente non credo. Che i piloti in MotoGP siano fenomeni è ovvio, ma da esserlo in pista ad andare così forte in fuoristrada ce ne passa. Guarda Raikkonen: è un campione del mondo di Formula 1 e sicuramente ha un talento straordinario, ma nei rally ha fatto più danni della grandine. Sono discipline talmente diverse che l’unica cosa che mi viene da dire è che Danilo ha dimostrato di essere anche un ottimo fuoristradista. E non è scontato che un altro pilota di MotoGP riuescirebbe ad andare così forte”.
Dopo la stagione sotto le aspettative di Pol Espargarò sembra che la Honda stia cercando un nuovo pilota. Chi metteresti a fianco di Marc Marquez?
“A me Joan Mir è sempre piaciuto e se fossi in Honda ci starei parlando seriamente, anche perché lui ha lanciato diverse frecciatine alla Suzuki e credo che potrebbe essere interessato ad andarsene. Va detto però che lo scorso anno la Honda aveva anche qualche problema tecnico: lasciando stare Espargarò che era al primo anno, Nakagami e Marquez hanno fatto molta più fatica rispetto all’anno prima. Forse è un po’ presto per giudicare Pol, magari non è un super campione ma se la moto cresce può andare meglio rispetto allo scorso anno”.
Da Team Manager però non sarebbe rischioso mettere Joan Mir nel box di Marc Marquez? Non si stanno simpatici, ma questo è il meno. Marc torna con le sue mille fatiche per vincere e fargli trovare un altro campione del mondo nel box potrebbe essere un po' pesante per lui.
“Quest’anno comunque c’è ancora Pol. E poi credo che avere un compagno di squadra forte per i piloti sia uno stimolo, non dimentichiamoci che Marc ha esordito in MotoGP con un compagno di squadra come Dani che era comunque molto forte. Questo gli è anche servito per crescere, perché ha avuto fin da subito la possibilità di vedere cosa faceva e come guidava e di sicuro il primo anno gli ha fatto bene capire il suo metodo di lavoro. Quindi credo che Marc non avrebbe nessuno problema ad avere Mir o altri a fianco”.
Francesco Guidotti è passato da Ducati Pramac a KTM. Tu hai fatto un percorso diverso - con Casey, ma soprattutto da Ducati ufficiale ad HRC - però ci sono delle analogie.
“Francesco è sicuramente un grande professionista, KTM investe molto nelle corse e credo che la sua voglia di passare in una casa ufficiale, per quanto Pramac sia ben organizzata e finanziariamente in buone acque, sia del tutto comprensibile. Faccio gli auguri a lui e a Fabiano Sterlacchini, che è un uomo di grande esperienza. Se avranno modo di lavorare bene credo che sarà una coppia in grado di fare grandi cose”.
Tu torneresti in MotoGP, ora come ora?
“A vedere una gara? (ride, ndr.)”
Si, ma con le cuffie.
“Mah, come ho sempre detto ‘mai dire mai nella vita’. Ad oggi non c’è nulla che lo faccia pensare, sono contento di quello che stiamo facendo, la Thok sta crescendo più velocemente di quello che si potesse sperare e mi godo questo momento. Continuo a seguire le gare da casa con piacere e magari, se quest’anno il covid sarà meno noioso, in estate mi farebbe anche piacere tornare nel paddock a salutare un po’ di gente, ciò detto non c’è nulla di diverso”.