“Con lui abbiamo vissuto l’esordio in MotoGP, la prima vittoria, il passaggio alle Bridgestone e tutti gli alti e bassi che ci sono stati all’inizio… Sono stati anni importanti”. Inizia così il racconto di Livio Suppo, con cui abbiamo scambiato due parole al telefono per i 50 anni di Loris Capirossi. Era la Ducati degli inizi quella, artigianale e casereccia, partita dalla provincia bolognese per scontrarsi con i colossi giapponesi del motociclismo. La moto, un proiettile in metallo, era semplicemente esagerata, troppo violenta e scorbutica per combattere alla pari con la dolcezza della Yamaha e i cinque cilindri Honda. Eppure Loris sapeva come spingersi oltre, gas a battuta e cuore in gola, con il pensiero fisso in testa di arrivare prima degli altri a qualunque costo. Così sono arrivate vittorie, ma anche cadute e infortuni, fino al titolo sfiorato nel 2006 quando fu coinvolto in uno spaventoso incidente su quello che al tempo era il suo circuito, il Montmelò di Barcellona. Livio di lui parla volentieri e, quando gli chiediamo di raccontare un aneddoto sul Capirossi pilota, non ci deve pensare un attimo: “Barcellona 2003, ai test pre stagionali. Al tempo c’era un’ora di televisione in diretta e chi faceva il miglior tempo in quello slot lì si aggiudicava una BMW. Al mattino Loris è andato forte, ma ad un certo punto ci fu una perdita d’olio dalla moto e lui fece una caduta di quelle brutte, prese una bella botta. Quando un pilota cade a casa di un problema tecnico di quel genere di solito rimane un po’ condizionato, ma è abbastanza normale: se tiri una bella mina per terra poi ti viene il dubbio che si possa rompere ancora qualcosa”.
Evidentemente però per Loris Capirossi - che oggi una BMW in MotoGP la guida per Dorna - rompere una moto non era una motivazione sufficiente a fermarsi: “Dopo l’incidente le speranze di poter fare il colpaccio si affievolirono, invece lui - e ricordo delle immagini incredibili - uscì di traverso all’ultima curva, la moto imbizzarrita, le manate di gas… e conquisto ‘sta macchia. All’esordio, prima ancora di iniziare il campionato, avevamo già il pilota più veloce di tutti, per lo meno a Barcellona. Quel giorno stabilì il record di velocità assoluto, fu una roba incredibile. Soprattutto perché dimostrò un coraggio da leone”.
D’altronde Loris ha raccontato spesso, anche nel suo libro, di aver deciso di smettere dopo l’incidente di Marco Simoncelli, quando nella sua testa è nata la paura. Perché evidentemente fino a quel momento il coraggio lo aveva spinto, salvato e portato dove altri non sono mai riusciti ad arrivare: “Sicuramente era tra i più coraggiosi, ma non solo", continua Suppo. "Aveva una soglia di sopportazione del dolore fuori dal normale, ricordo in 500 quando ha fatto un podio ad Assen con una mano rotta. È stato uno sparatano, un vero guerriero. Ecco, se dovessi definirlo con una parola sarebbe questa, guerriero. Tra l’altro quando aveva le giornate buone lo si vedeva da come si metteva col casco sul rettilineo: quando sembrava infilare la testa nel serbatoio non ce n’era per nessuno. Ricordo quando vinse la prima gara a Barcellona, nel 2003. È vero che Vale fece un dritto e poi si mise a recuperare, ma quel giorno Loris si mise dietro una Honda cinque cilindri, che al tempo era il massimo, con sopra Valentino che ovviamente era Valentino. Loris in alcune piste e in alcune giornate era veramente imbattibile. Ho davvero tantissimi ricordi legati a lui, gli sono veramente affezionato e continuiamo a vederci, a frequentarci. È anche un nostro testimonial (per Thok, marchio di MTB di cui Livio Suppo è tra i fondatori, ndr.), siamo rimasti in ottimi rapporti”.
A questo punto chiediamo a Suppo se negli anni gli è mai capitato di litigare con Loris: “Mah, non direttamente. Quando il rapporto con Ducati si è interrotto (nel 2008, ndr.) è stato difficile, perché lui era un po’ la nostra bandiera e quando l’azienda ha deciso che non avrebbe continuato con lui io mi sono trovato a trasmettere questa decisione, ed è chiaro che sono cose che non fanno piacere. Per questo dico sempre che se fai il Team Manager non puoi diventare amico dei piloti: arriva il momento che l’azienda e il pilota hanno esigenze diverse tu ti trovi in mezzo e non va bene, ti devi sempre ricordare che lavori per l’azienda”.
E il Loris Capirossi fuori dalle corse, com'è? “Ha un senso degli affari incredibile, è bravissimo", la risposta dell'ex Team Manager. "Lui secondo me è veramente molto bravo nel riuscire a fare del business, è davvero ammirevole anche per quello. Ad ogni modo, gli faccio i miei migliori auguri”.