È ormai passata una settimana da quando Dorna ha annunciato il calendario provvisorio per la stagione 2024: un record di 22 round, quindi 44 gare, tra sprint e le classiche domenicali; un nuovo circuito in Kazakistan - a cui viene data una seconda chance, con già però l’Ungheria calda a bordo campo, pronta a subentrare all’occorrenza - e il ritorno del GP di Aragon. Dodici tappe europee e ben dieci extraeuropee, altro primato per la MotoGP. Un 2024, dunque, che va ad arricchire ulteriormente un campionato che già nelle ultime due stagioni ha iniziato a presentare i primi problemi logistici di questa tendenza all’esagerazione.
A Motegi Fabio Quartararo ha mostrato tutto il suo disappunto nei confronti del nuovo calendario: “Siamo al limite”, ha raccontato durante la conferenza stampa. “Il problema è che non ci sono solo 22 gare, ma anche 22 Sprint: da un punto di vista mentale e fisico, il fine settimana è completamente diverso”.
Il francese ha poi proseguito: “Guardate quanti infortuni ci sono stati quest'anno. Da venerdì mattina devi essere al limite. L'anno scorso potevi prendere la FP1 con più calma, poi nella FP2 potevi cercare il tempo buono e andare davvero al limite nelle FP3. Con il format di quest’anno, siamo al limite sempre. Questo è il problema. Ed è chiaro che non è possibile correre più di 22 Gran Premi, per me. Non siamo la Formula 1. E anche fisicamente è diverso”.
Parole del pilota Yamaha a cui hanno fatto seguito quelle di Marc Marquez: “Ventidue fine settimana sono molti. Con questo nuovo formato, troppi. Con l'altro - senza sprint race - andrebbe anche bene, ma dobbiamo adattarci. Anche se dal punto di vista fisico è piuttosto dispendioso. Quando sei stanco, la tua concentrazione scende. Quando la tua concentrazione scende, è più probabile che tu commetta un errore e cada”. Proprio sulle cadute ha aggiunto: “Se guardiamo il numero di infortuni di quest'anno, molti si verificano nei primi giri dello sprint o della gara principale, perché sono i momenti in cui rischiamo e spingiamo di più”.
E a guardare i numeri, i due campioni del mondo hanno ragione: quella di quest’anno, infatti, è la stagione che ha fatto registrare il maggior numero di cadute nella storia, con 265, quasi venti a weekend - 18,9 per l’esattezza. Una cifra che, in realtà, se messa a confronto con quella della scorsa stagione (16,7), non preoccupa più di tanto, con un aumento di circa due cadute per fine settimana. A far riflettere è, piuttosto, la spaventosa quantità di infortuni.
Dal Gran Premio di Portimao a oggi, già 15 piloti, su un totale di 22 - e dunque quasi il 70% della griglia -, hanno sofferto di problemi fisici - derivanti sia da cadute, sia da problemi muscolari, come la sindrome compartimentale che ha già colpito Martín, Fernandez e Di Giannanonio. Come conseguenza diretta, ben nove piloti si sono trovati costretti a non poter prendere parte a uno o più weekend di gara - a guidare questo sfortunato gruppo sono Bastianini (con otto weekend saltati, più la domenica di Barcellona), Rins (nove) e Pol Espargaro (otto). Un bollettino medico spaventoso. E considerando che ancora sei gare ci separano dal termine della stagione, questi numeri non possono che aumentare.