Imola si merita un posto fisso nel calendario della Formula 1. Oggi ne abbiamo avuto un’ulteriore dimostrazione. È troppo facile farsi sedurre da piste sulle quali i sorpassi diventano un gesto meccanico, scontato. Sulle rive del Santerno le manovre si studiano, si desiderano, si sudano. Lo illustra perfettamente l’inseguimento sul finale della gara di Lando Norris da parte di Lewis Hamilton. Lewis lo ha puntato, avvicinato, ha sentito l’odore del sangue. E da squalo ferito dopo l’errore in fase di doppiaggio, se l’è mangiato in un solo boccone.
E, a proposito di errori, con la pioggia si è visto ancora di più come su una pista old school le sbavature si paghino care. Hamilton ha dovuto mettere la retromarcia per togliersi dal pantano di ghiaia in cui si era invischiato scivolando ingenuamente fuori traiettoria, là dove era ancora bagnato, per un sorpasso. Russell, invece, ha messo una ruota nell’erba scivolosa ed è finito addosso a Bottas, che lo aveva chiuso leggermente, dando vita ad un incidente potenzialmente pericoloso, ma senza conseguenze per i piloti coinvolti.
Imola è una pista con una personalità spiccata, che non perdona. Esalta le doti dei coraggiosi, ma punisce chi pecca di eccessiva aggressività. Su un tracciato del genere i piloti diventano equilibristi sul filo sottile che collega il successo al disastro. Si devono muovere in punta di piedi, lasciando però il segno. E nel giorno in cui la Formula 1 presenta l’ennesimo circuito cittadino, a Miami, non si può fare a meno di pensare alle piste che, come Imola, hanno fatto la storia della F1, ma potrebbero non essere parte del suo futuro.
Si parla tantissimo di Imola, ma per il motivo sbagliato. È un tracciato intriso di storia, fatta di successi brucianti e tragedie indicibili, ma è definita solamente da queste ultime. Dalla presenza di Ayrton Senna, diventato non solo materia dei sogni di chi non ha vissuto le sue epopee, ma anche tessuto stesso della pista su cui è andato incontro a un destino beffardo. Ma Imola è molto più di questo. Il peso del tragico weekend del primo maggio di quasi 27 anni fa non la definisce, la arricchisce di una sfumatura profonda.
Lo ha detto il presidente di ACI, Angelo Sticchi Damiani, alla vigilia del GP del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna, l’Italia merita due Gran Premi. E un GP dovrebbe averlo la Motor Valley, culla dei motori che ha dato vita ad alcune delle eccellenze che hanno reso grande il nostro paese del mondo, mostrando il lato bello dell’Italia, quella vincente, elegante, sofisticata nella sua artigianalità. Intrisa di storia, e per questo così affascinante. Come Imola, fascinosa e sinuosa come una bella signora. Che non dovrebbe assolutamente andare in pensione.